Problema annoso e che tocca un po’ tutti i musicisti, soprattutto quelli di una certa età. Che dovrebbero infatti dire i fan di Rolling Stones e Bob Dylan, che da anni e anni vedono i loro beniamini riproporre ogni sera che si esibiscono sempre gli stessi pezzi, magari cambiandone al massimo uno o due ogni tanto? I fan di Vasco Rossi, quando ancora il tour non è cominciato, quelli almeno che hanno scritto l’ormai diventata famosa lettera aperta al loro idolo dicendogli di smetterla di fare sempre le stesse canzoni ( “da molti anni le scalette dei concerti risultano essere sempre molto simili tra di loro: poche novità, qualche ripescaggio fatto da anni recenti e i soliti classici che occupano buona parte dello spettacolo”) dovrebbero farsene una ragione e guardarsi un po’ attorno e vedere che è appunto così per tutti coloro che hanno superato i 60. Ci sono infatti diverse ragioni. Un concerto, nel caso di Stones e Dylan che hanno superato i 70, è un esercizio fisico faticoso; gente che ha scritto centinaia di canzoni non le può ricordare tutte, ogni tour dovrebbe fare lunghe prove per ricordarle e riprovarle da zero e questo a quell’età è impensabile. Si va in scena con quello che dà sicurezza, suonato migliaia di volte, che fa risparmiare energie fisiche e mentali. Poi i fan dovrebbero tener conto di un altro aspetto che dimenticano sempre.
Stiamo parlando dei più appassionati, quelli che magari seguono tutto il tour del loro artisti (ce ne sono, ce ne sono; c’è chi prende il periodo di ferie apposta nel periodo della tournée) o due o anche tre concerti dello stesso. Ebbene, l’artista sul palco, dovrebbero tenerlo a mente, non suona solo per loro (“Dal duemilaundici in poi, invece, abbiamo assistito a spettacoli dove, salvo quattro o cinque canzoni, le altre erano sempre riproposte negli anni e questo crea un effetto di “già sentito” che non è bello. Per lo stesso motivo anche l’ordine dei classici all’interno della scaletta potrebbe essere variato. Sappiamo che la scaletta deve creare quell’onda di emozione e aspettativa nel pubblico, ma canzoni come “Ti taglio la gola”, “Una nuova canzone per lei”, “Se è vero o no”, “Io no”, “Dimmelo te”, “Brava”, “Cosa ti fai”, “Anymore”, “Domani sì adesso no”, e altre, meritano una nuova giovinezza”), suona soprattutto per quelli che lo vedono una volta sola, quelli che magari non l’hanno visto mai prima, insomma quelli che vogliono appunto una scaletta di classici. Gli Stones nel loro penultimo tour avevano avuto una pensata simpatica: prima di ogni concerto mettevano una lista di pezzi rari sul sito ufficiale chiedendo ai fan di votare quello che avrebbero voluto sentire, mentre ai concerti di Springsteen la gente si presenta con cartelli scritti a mano con il titolo del brano che vorebbero sentire e l’artista li accontenta. Si tratta comunque sempre di un pezzo a serata. Dylan invece è capace di fare cinque serate nella stessa città e proporre per cinque volte consecutive gli stessi pezzi… Non è invece una cosa molto simpatica la presa di posizione del fan club ufficiale, il Blasco Fan Club, che ha dichiarato di essere estraneo alla lettera, scritta, dicono, da una minima percentuale di fan. Non sia mai che il “komandante” li sgridi… La lettera è comunque disponibile su Youtube e si conclude in modo ragionevole: “Non sempre una folla osannante è garanzia che sia tutto perfetto, e sicuramente, da chi non capirà, ci saranno molte critiche a queste parole, dettate con il cuore. Ma chi ci conosce lo sa… sempre scomodi! Vasco, non deluderci!”. E se invece Vasco avesse pensato per questo tour solo canzoni mai fatte prima in concerto? Ci sarebbe chi resterebbe deluso. Accontentare tutti non è possibile.