Madre di origine italiana, padre irlandese, Bruce Springsteen crebbe in un rigido e classico ambiente cattolico. Nei suoi concerti e nella sua recente autobiografia, ha raccontato le tante disavventure vissute durante gli anni di scuola cattolica, quando ad esempio le suore lo mettevano nel cestino della spazzatura perché si era comportato male, o di quando, mentre faceva il chierichetto alla messa della mattina presto, una volta si era dimenticato una preghiera in latino come rigorosamente si dicevano prima del Concilio Vaticano II, e il sacerdote lo aveva trascinato avanti e indietro per l’altare tirandolo per i capelli. Non c’è da stupirsi che la futura stella del rock appena possibile sia fuggito da tutto quell’ambiente repressivo e violento, come facevano quasi tutti i ragazzini che in America o in Italia passavano per quelle esperienze traumatiche. La fede però, in un angolino nascosto, è rimasta parte di lui, anche se non è più praticante da decenni e non si vergogna a dichiararla: “Una volta cattolico, sempre cattolico” disse una volta scherzando. Le sue canzoni sono piene di riferimenti religiosi, di speranza in un Dio salvifico, di immagini della Vergine che si piega sull’uomo sofferente.
“SONO CRESCIUTO CIRCONDATO DA DIO, È NELLA MIA MUSICA”
La scorsa settimana Sprigsteen ha ricevuto un Tony Awards, gli Oscar del teatro, per lo spettacolo che per un anno ha portato in scena a Broadway, ispirato alla sua autobiografia. Nella cerimonia di premiazione ha raccontato di sé e della sua adolescenza turbolenta: “Vivevamo a uno sputo dalla chiesa parrocchiale, la canonica del prete, il convento delle suore, la scuola cattolica di St. Rose”. Aggiungendo di essere cresciuto “letteralmente circondato da Dio e dai miei parenti: cugini, zii, nonni, nonne, bisnonni, eravamo tutti ammucchiati in cinque piccole case sulla strada”. Quando le campane suonavano, ha detto ancora, “tutto il clan correva fuori per partecipare a ogni matrimonio, ogni funerale. Avevamo anche i posti in prima fila per guardare sfilare davanti a casa nostri i funerali e quelle scatole di legno scuro nella parte posteriori delle Cadillac per il breve tragitto dalla parrocchia fino al cimitero sulla collina”. Ricordi di una adolescenza fatta di riti, dogmi, coercizione, ma qualcosa di buono è rimasto: “So che da qualche parte, in fondo a me, faccio ancora parte della squadra” intendendo la Chiesa. Un sacco del linguaggio della Chiesa, ha detto, è finito nelle msueie canzoni: “Dico sempre: i versi delle canzoni sono il blues, e il ritornello il vangelo. Se osservate e mie canzoni il linguaggio, le idee, un sacco di quello che le compone viene dalla mia educazione cattolica”.