Quello che era un business popolare, per le masse, per il divertimento, è ormai diventato un business dello sfruttamento del divertimento a suon di miliardi di dollari. Grandi multinazionali si sono divise il mercato della musica, sia per la vendita dei biglietti sia per i posti dove far suonare gli artisti. E’ tutto in poche mani, una sorta di monopolio affaristico che ha ottenuto il risultato di far salire alle stelle il prezzo dei biglietti, ormai uno spettacolo per ricchi di mezza età, e quello di obbligare gli artisti a esibirsi dove vogliono queste grandi multinazionali, senza poter mettere voce in capitolo. La cosa triste è che tutti i grandi nomi della musica rock hanno accettato questo andazzo, da Springsteen ai Rolling Stones, venendo meno alle promesse fatte al loro pubblico quando erano giovani “contro il sistema”. Unico caso da citare è quello della coppia Ozzy Osbourne e della moglie Sharon, che hanno deciso di sfidare questa situazione in occasione del tour di addio dell’ex cantante dei Black Sabbath, da poco esibitosi in Italia. Di fatto, la società di spettacoli AEG non ha intenzione di affittare all’artista la 02 Arena di Londra, a meno che lui non si esibisca anche allo Staples Center di Los Angeles, tutti e due di sua proprietà.
GLI OSBOURNE NON SI FERMANO DAVANTI A NULLA
Da notare che a produrre il tour di Ozzy è Live Nation, il principale rivale proprio di AEG. Sharon ha intenzione di non farsi mettere i piedi sulla testa: in 40 anni di matrimonio la combattiva donna non solo ha tirato fuori il marito dal baratro di droga e alcol, ma è anche in pratica la sua agente. A Londra, ha detto, non ci sono altri posti che contengano 20mila spettatori per cui non vuole rinunciare alla 02 Arena. Ed ecco che la coppia ha coraggiosamente fatto una denuncia all’antitrust contro la AEG: “Sinceramente non so se vinceremo, ma non mi importa. Stiamo parlando di artisti, questa è la loro vita e quelli invece sono ricatti da affaristi da quattro soldi” ha detto ancora. Sharon Osbourne non ha paura di niente: quando lo scorso febbraio durante una conferenza stampa è stato chiesto al marito perché accettasse di suonare in Israele, boicottato da molti colleghi per via della situazione in Palestina, ha semplicemente risposto “sono per metà ebrea, suoniamo dove ci va di suonare, questo è tutto”. Insomma, una coppia che da 40 anni vive una felice storia di matrimonio quando quasi tutti i colleghi non durano che pochi anni, e che prova che la famiglia unita sa portare avanti in modo eccellente anche gli affari.