Terza e ultima opera di questa trentanovesima edizione del Rossini Opera Festival (ROF), Il Barbiere di Siviglia ha trionfato la sera del 13 agosto a Pesaro: numerosi applausi durante lo spettacolo (al termine dei principali numeri musicali) e circa venti minuti di ovazioni al calar del sipario. Eppure in passato Il Barbiere non ha poi portato troppa fortuna al ROF. I primi due allestimenti (curati rispettivamente da Squarzina e da Ronconi) la trasformavano in black comedy, mentre il terzo nel 2014 (curato dall’Accademia di Urbino delle Arti) era stato concepito come spettacolo a basso costo di giovani e per giovani e ha, infatti, avuto una buona circuitazione in “teatri di tradizione”. Questa volta è stato chiamato l’88nne Pier Luigi Pizzi (per la prima volta alla regia del Barbiere), che con grandi cantanti attori ne ha fatto uno spettacolo giovane e tale da eguagliare l’edizione critica portata alla Scala da Claudio Abbado e Jean Pierre Ponnelle nel 1972 e rimasta nel repertorio scaligero per circa trent’anni.
Andiamo con ordine, Bartolo, medico di una certa età, vuole impalmare la giovane, bella e ricca Rosina di cui è tutore. Ma la fanciulla ha messo gli occhi su un attraente giovanotto. Con l’aiuto del barbiere tuttofare Figaro, il giovane assume varie vesti (di studente, di militare, di insegnante di musica) per entrare nella blindatissima abitazione di Bartolo, corteggiare la ragazza ed essere lui a sposarla. A fine Settecento, la pièce di Beaumarchais aveva una certa carica rivoluzionaria – il “terzo stato” Figaro metteva nei pasticci il clero, l’aristocrazia decadente e la borghesia emergente. L’anziano Paisiello l’aveva messa in musica in chiave sentimentale. Pochi anni più tardi, al giovane Gioacchino Rossini venne chiesto di musicarla nell’arco di una settimana: nelle mani di Rossini, teocon ma bon vivant e pieno di amanti già a 24 anni, diventò frizzante come il lambrusco e brillante come la cucina romagnola. Riconosciuta come una delle quattro maggiori commedie in musica dell’Ottocento, Il Barbiere continuò ad avere strepitoso successo anche quando imperversava il melodramma.
Nella lettura di Pier Luigi Pizzi (fresco come una rosa e aitante come un campione sportivo), Figaro è un “precario” che mette le sue doti al servizio dei potenti sia al tramonto (Don Bartolo, Don Basilio), sia emergenti (Almaviva e, soprattutto, la pepata Rosina); fa il “factotum”, ma agogna il “posto fisso” e sappiamo che lo ottiene come capo della servitù del Conte d’Almaviva.
Siamo all’inizio dell’Ottocento, Pizzi, con la collaborazione di Massimo Gasparon, è autore anche di scene e costumi e ci porta in un’elegante Siviglia in bianco e nero. La città ha edifici bianchissimi e i costumi, prodotti dalla sartoria Tirelli sono rigorosamente in bianco e nero, con eccezioni: il manto rosso del Conte, quello viola di Bartolo, lo chemisier azzurro di Rosina. Siamo essenzialmente in un contesto di commedia borghese. Lo stesso Bartolo non è un buffo, ma un astuto signore sornione che mira essenzialmente alla dote di Rosina. Una volta liberata dai lacci del tutore, Rosina mostra gli artigli di una proto femminista che darà filo da torcere ad Almaviva. In breve, una lettura nuova da “commedia borghese” che non tradisce lo spirito (e la lettera) del libretto e dello spartito, ma ne mostra i lati più moderni e meno apertamente comici. Non mancano ammiccamenti tra Don Bartolo e Berta che fanno presagire gli sviluppi successivi (ad esempio, nel mozartiano Le Nozze di Figaro).
Viene eseguita l’edizione critica integrale, comprensiva dell’aria finale del tenore Cessa di più resistere tanto impervia che spesso viene tagliata. Gli aspetti musicali sono affidati a grandi nomi della lirica: concerta l’orchestra sinfonica della Rai, con entusiasmo e allegria Yves Abel. Bravissimi lo scatenato Figaro di Davide Luciano e l’atletico (anche vocalmente) Maxim Mironov nel ruolo del Conte. Giovane e bella la Rosina di Aya Wakizono. Colonne storiche del Rossini Opera Festival, e della lirica italiana Pietro Spagnoli (Don Bartolo), Michele Pertusi (Don Basilio) ed Elena Zilio (Berta).