Nel centenario della prima assoluta al Metropolitan di New York, il festival pucciniano quest’anno particolarmente ricco di opere e concerti, ha presentato Il Trittico in un’edizione coprodotta con l’Opera di Budapest. Un’impresa meritoria ed ardita poiché il lavoro comporta circa quattro ore di spettacolo (anche a ragione degli intervalli) e, con l’eccezione di “Gianni Schicchi”, non è noto al grande pubblico. Alcuni anni fa il festival pucciniano aveva presentato Il Trittico in versione cantata in gran misura da giovani in una sala piccola al chiuso, il Teatro Enrico Caruso, ma l’operazione non aveva avuto successo.
Il Trittico” è un poema sinfonico in tre movimenti; inizia con un “agitato” (il grand-guignolesco più espressionista che verista Tabarro), continua con un “largo” (Suor Angelica) e si chiude con uno “scherzo” (Gianni Schicchi) . Nel primo e nel terzo movimenti, si avvertono echi di tempo di tango e di valzer (Tabarro) e di slow-fox e di jazz cabarettistico (“Gianni Schicchi”). Nel secondo (“Suor Angelica”) si percepisce, invece, il gran sinfonismo post-wagneriano ed anche la scrittura quasi atonale (nell’aria Poveri fiori) e la polifonia. L’allestimento richiede circa tra 30 e 40 solisti (il numero varia a seconda se ai cantanti delle parti ‘minori’ vengono affidati più ruoli) ed un’orchestra di vasto organico ed in grado di rivelare la raffinatezza di un Puccini in una delle sue partiture, al tempo stesso, più complesse e più moderne. Affidato ad esecuzioni di serie B, Il Trittico perde tutto lo smalto e, al tempo stesso, l’arcano di una scrittura, anche vocale, lanciata verso l’avvenire dove il declamato ha, come contrappunto, la polifonia.
Il Tabarro è una fosca vicenda di passione, sesso, e sangue nel proletariato parigino all’inizio del Novecento; Suor Angelica (per sole voci femminili), è una tragedia di una maternità occultata al mondo in un convento alla fine del Seicento; e Gianni Schicchi è una farsa dalla comicità irresistibile nella Firenze del Duecento.
Dopo un lungo periodo in cui pochi Sovrintendi avevo il coraggio di mettere in scena il lavoro, in questi ultimi vent’anni lo si è visto due volte al Teatro dell’Opera di Roma , una volta alla Scala (in coproduzione con Madrid) e ben otto teatro tra fondazioni liriche e teatri ‘di tradizione’ si sono coalizzati per metterne in scena un allestimento molto visto ed ascoltato una dozzina di anni fa e ripreso l’inverno scorso nel circuito di Emilia e Romagna. Si sono viste anche edizioni molto innovative come quella al Teatro dell’Opera di Roma del 2016 in cui la regia di Damiano Michieletto e la direzione musicale di Daniele Rustioni hanno presentato un Trittico non più composto da tre opere ma da una unica sola (di ambientazione contemporanea), con un unico intervallo dopo la prima parte (che comprende, senza soluzione di continuità, Il Tabarro e Suor Angelica) e incentrando su Gianni Schicchi la seconda parte. Ad una visione violenta dell’omicidio ed ad una straziante del suicidio, quindi, ne segue, dopo una pausa di quaranta minuti, una grottesca della morte. Anche la scena è unica: una serie di container che ne Il Tabarro sono nella banchina di un porto, in Suor Angelica diventano una prigione e in Gianni Schicchi , ricoperti da tele con i colori ed i segni di Firenze, si trasformano nell’interno di una casa a più piani
L’allestimento df Torre del Lago utilizza un impianto scenico unico, adattato al palcoscenico del teatro pucciniano (molto più vasto di quello del Teatro Nazionale dell’Opera di Budapest). Con cambiamenti a vista si passa dai canali della Parigi del primo Novecento, al monastero di Suor Angelica alla dimora di Buoso Donati. L’ambientazione non è rigorosamente filologica. Suor Angelica si svolge nel primo Novecento, a giudicare dagli abiti della “Zia Principessa” e Gianni Schicchi nel Rinascimento piuttosto che nel tardo medioevo. La regia di Ferenc Anger da coesione al tutto.
In buca non c’è l’orchestra del festival pucciniano ma la più esperta orchestra regionale della Toscana, concertata con precisione dal giovane Jacopo Sipari di Pescasseroli che nel 2017 diede, sempre a Torre del Lago, una buona prova con Turandot. Alla rappresentazione del 25 agosto, orchestra e maestro concertatori . usi a musica sinfonica più che alla lirica, hanno correttamente sottolineato il sinfonismo della partitura.
In un cast così vasto è difficile avere voci tutte di pari livello anche in quanto della produzione a Torre dal Lago ci sono state solo due recite. Ne Il Tabarro ha spiccato Florin Estafan nel duro ruolo di Michele. In Suor Angelica , il duello vocale tra la “la Principessa” (Annunziata Vestri) e la protagonista (Lidia Lunetta) si è concluso a favore della prima perché la seconda non ancora pronta all’impervia parte. In Gianni Schicchi, il veterano Bruno De Simone giganteggia su tutti.
Tale ambientazione e suddivisione non è un vezzo scenico- registico. In effetti, grazie alla direzione musicale di Rustioni , è finalizzata a mostrare i nessi tra il Puccini di quel periodo con l’espressionismo, specialmente con l’espressionismo musicale della seconda scuola di Vienna e dell’Impero Tedesco, di cui era attento osservatore.
Un ultimo commento, per un lavoro come Il Trittico la comprensione della fusione tra parola e musica è essenziale. Il Festival Pucciniano dovrebbe utilizzare sovratitoli, in italiano ed inglese, per facilitare la fruizione degli spettacoli.