Sta terminando la stagione dei festival musicali estivi. In Italia se ne sono contati circa 35 solo di lirica ma molti altri non sono che “carri di Tespi” viaggianti in località vacanziere con orchestre improvvisate e cast “low cost” per lo più composti da artisti orientali. È il momento di consuntivi o almeno di preconsuntivi. 



Nel Belpaese, molte iniziative chiudono con disavanzi più o meno forti. Ancora non si hanno i dati sull’Arena di Verona, un festival che con una capienza di 15.000 spettatori a spettacolo ed un contesto davvero unico al mondo, dovrebbe – come ripete da anni Franco Zeffirelli – reggersi sulle proprie gambe e anche finanziare la stagione invernale (principalmente concertistica) del Teatro Filarmonico della città estense: un anno fa aveva accumulato 30 milioni di debiti, ma quest’anno – primo della gestione di Cecilia Gasdia (nella doppia veste di sovrintende e direttore artistico) è andato a gonfie vele (in termini di incassi) ed ha anche segnato un attivo (da confermare quando sarà disponibile il consuntivo competo). Vanno bene i festival di Pesaro ( Rof Rossini Opera Festival) con pubblico ( 70% straniero) e incassi in ascesa ed il Festival di Ravenna. Il Festival pucciniano ha ancora il potenziale tarpato dal forte mutuo contratto per la costruzione del teatro in muratura.



Anche i festival italiani che vanno meglio, sono una piccola cosa rispetto al festival estivo di Salisburgo. Salisburgo è un Land di 150.000 abitanti in cui i festival sono la principale attività economica (la seconda è l’high tech). Ce se sono quattro di cui due (il festival di Pentecoste ed il Festival Estivo gestiti dalla stessa organizzazione – il Festival di Salisburgo per eccellenza). Gli altri due : la settimana mozartiana a fine gennaio- inizio febbraio) ed il festival di Pasqua sono gestiti rispettivamente dalla Fondazione Mozarteum e dall’Opera di Dresda. In aggiunta c’è una ricca stagione concertista ed il solo Landes Theater programma circa 20 titoli l’anno tra opere, balletti e prosa. Si può dire che la cultura, ben organizzata, rende: dal 2007 il Land di Salisburgo cresce un punto percentuale in più della media della Repubblica Austriaca.



Quest’anno il solo festival estivo, terminato a fine agosto, ha presentato, in sei settimane, 200 spettacoli (38 recite di opera, 58 di prosa , 89 di sinfonica e cameristica, ad un costo totale di 62 milioni, di cui il 20 % circa è finanziato da contributi pubblici (Governo federale, Land, Comune), un altro 20% circa da, grandi sponsor (quali ( Nestlé, Siemens, Audi, Rolex, Swarovsky, Roche, Uniqa, l’Occitain, Bank of America, Merill Lynch, Hangtang Culture, Novatek, Solvay, Leica e molti altri, oltre all’Associazione internazionale dei 6000 “amici del festival”) , il resto da ‘ricavi propri’ (biglietteria e vendita di diritti televisivi e cinematografici nonché di produzioni ad altri teatri in tutto il mondo)

Al Festival estivo di quest’anno, ci sono stati 222 mila spettatori (a cui aggiungerne circa 6000 a prove generali ‘aperte’). Gli spettatori son giunti da 85 Paesi, di cui 47 non europei. Grazie al contributo di uno sponsor (L’Occitaine) 5.500 giovani di età inferiore ai 26 anni hanno potuto fruire di biglietti fortemente scontati. Il tasso medio di occupazione è stato del 97%:

Se dalla analisi dei dati strettamente finanziari si va a quelli economici, che rispecchiano le ricadute sull’economia reale, è utile leggere gli studi fatti dalla locale Camera di Commercio, dalla Università di St Gallen in Svizzera e della società di ricerche economiche Joanneum Research. In primo luogo, il metodo. Lo studio della Univesità di St. Gallen e di Joanneum Research utilizzano un modello di equilibrio economico generale applicato al Land per stimare gli effetti economici, utilizzando le tavole regionali input- output appena pubblicate dal Gaw Innsbruck ( Gesellschaft für Angewandte Wirtschaftsforschung- Società di Ricerca Economica Applicata); il modello viene successivamente ampliato all’intera Repubblica Federale Austriaca. Lo studio della Camera di Commercio è, invece, costruito su un questionario distribuito sia agli esercenti sia a coloro giunti a Salisburgo principalmente per il Festival. Tenendo conto dell’indotto, la creazione di valore è stimata in 215 milioni ed il gettito fiscale in circa 80 milioni di euro.

Agli  effetti quantizzati se ne aggiungono altri “intangibili” di difficile misurazione quali quelli sull’immagine, sull’istruzione e sul sistema ad alta tecnologia sviluppatosi accanto al Festival. Il lavoro della Camera di Commercio mette in rilievo come nel periodo del festival, i turisti soggiornano più a lungo ( mediamente sei giorni, invece di poco più un giorno e mezzo), spendono 319 euro a testa, in aggiunta ai biglietti per gli spettacoli, e hanno un alto grado di fidelizzazione: l’ 80% è venuto al Festival almeno sei volte, il 47% almeno venti volte. Il 95% degli intervistati ha detto che è venuto a Salisburgo per il Festival non per visitare la città.

Nelle sei settimane del Festival estivo il fatturato di Salisburgo aumenta di 129 milioni di euro, di cui 77 milioni per hotel e ristoranti, 26 milioni per acquisti commerciali ed il resto per visite a mostre e musei, mobilità, servizi personali ed altri comparti. Se aggiungono le vendite di biglietti e di spettacoli, il fatturato addizionale raggiunge 141 milioni al netto di Iva.