Roma ha pubblico affezionato alla coreutica. Oltre al Teatro dell’Opera, che ha il ballo tra i punti salienti delle sue stagioni, altri due teatri sono dedicati alla danza, che è uno dei punti di forza del RomEuropa Fesival. Dopo una breve pausa estiva, il Teatro dell’Opera riapre i battenti il 15 settembre con La Bella Addormentata di Peter Iliich Tchaikovsky. 



Secondo tra i tre maggiori balletti del compositore russo e composta seguendo strettamente le indicazioni librettistiche di  Ivan Aleksandrovic  Vsevloskij, direttore dei Teatri Imperiali e soprattutto quelle meticolose di Marius Petita, il coreografo, è spettacolo che è stato sempre molto apprezzato dal pubblico. Alla prova generale era presente l’imperatore che se ne uscì con un laconico «Molto grazioso!». Il musicista ne fu offeso: «Sua Maestà mi ha trattato molto sbrigativamente. Dio sia con lui.». 



Nel maggio 1888 Cajkovskij ricevette l’incarico di comporre un balletto ispirato alla favola di Charles Perrault La belle au bois dormant. La coreografia è affidata a Marius Petipa, co-autore del libretto insieme a Vsevolozhsky. Tra il compositore e il coreografo nasce una stretta collaborazione in quanto il processo compositivo di Cajkovskij è accompagnato dalle dettagliate istruzioni musicali del coreografo che riguardano la durata, il ritmo e persino il mood. Vsevolozhsky è anche l’autore dei bozzetti dei costumi e si avvale di ben cinque collaboratori per curare l’impianto scenografico. Gli interpreti principali della prima rappresentazione furono: Carlotta Brianza (Aurora), Pavel Gerdt (Principe Désiré), Enrico Cecchetti (Fata Carabosse) e Marie Petipa (Fata dei Lillà). In Italia è messo in scena per la prima volta l’11 marzo 1896 al Teatro alla Scala di Milano, con l’allestimento del coreografo Giorgio Saracco e con Carlotta Brianza nel ruolo di Aurora. Al Teatro dell’Opera di Roma va in scena per la prima volta nell’aprile del 1954 con la coreografia di Boris Romanoff da Marius Petipa.



Musicalmente e drammaturgicamente il balletto è prossimo a  Il Lago dei Cigni ma con dettagli più elaborati. Per quanto considerata  ‘l’apoteosi’ del balletto classico, la partitura anticipa la morbosa sensualità delle ultime sinfonie  di Tchaikovsky. Tra i molti aspetti della sua figura poliedrica, di compositore quanto mai istintivo e appassionato e al tempo stesso estremamente attento alla cesellatura formale, spicca la sua straordinaria sensibilità timbrica. Tchaikovsky seppe indagare le possibilità espressive degli strumenti tradizionali, in particolare i fiati, ricavandone suoni e impasti originali, raffinatissimi e inconfondibili. L’importanza che egli attribuì ai colori dell’orchestra fu tale da relegare la produzione pianistica in secondo piano, nonostante la straordinaria fama guadagnata dal suo primo concerto per pianoforte e orchestra.

Alla corte di re Florestano XXIV – è questo il succo della vicenda – si festeggia la nascita della principessa Aurora. La serenità della festa è turbata dall’apparizione della perfida fata Carabosse che, irritatissima per non essere stata invitata alla cerimonia, pronuncia una terribile maledizione: Aurora a sedici anni morirà dopo essersi punta un dito. La fata dei Lillà, simbolo del Bene, modifica il maleficio: Aurora non morirà, dormirà profondamente e la sveglierà un bacio d’amore. In occasione dei festeggiamenti del sedicesimo compleanno di Aurora la maledizione si avvera. La perfida Carabosse, in abito da vecchio, offre ad Aurora dei fiori che celano un ago. Aurora cade addormentata, e con lei tutta la corte. Dopo cento anni, grazie al principe Florimondo, il maleficio verrà spezzato e tutti torneranno alla vita. Nel finale, si festeggiano le nozze di Aurora e Florimondo.

In questa edizione ci sono  due ospiti internazionali d’ eccezionale bravura per la prima volta al Teatro dell’Opera di Roma, entrambi principal dancer al Royal Ballet di Londra, Marianela Nuñez, nel ruolo di Aurora e Vadim Muntagirov, in quello del Principe Désiré. 

Nel corso del 2017 l’elegante versione di Bart, con le magnifiche scenografie e i preziosi costumi del Maestro Aldo Buti, è stata ben accolta dalla critica e molto amata dal pubblico del Teatro Costanzi e del Teatro La Fenice di Venezia, dove il Balletto del Teatro dell’Opera di Roma ha danzato a maggio 2017. Bart ha lavorato a questo titolo concentrando la sua attenzione sulla coerenza drammaturgica. Ha ascoltato la partitura musicale con un altro approccio rispetto a quello di Petipa e l’ha utilizzata nella sua interezza per dare una maggiore unità teatrale all’opera coreografica. In questa sua versione il Corpo di Ballo non è un’immagine sullo sfondo, ma è protagonista così come lo è il principe Désiré al quale è dato molto più spazio danzato. Il riallestimento è affidato a Madame Patricia Ruanne che ha seguito il maestro Bart dalle prime prove. Alle due stelle ospiti seguono, per le restanti date, i primi ballerini del Teatro dell’Opera di Roma, Susanna Salvi e Claudio Cocino. L’étoile Alessandra Amato è la seducente Fata Carabosse. Dirige l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma il Maestro Nicholas Brochot. 

A più di cent’anni dalla prima rappresentazione (1890), questo balletto ispirato al soggetto perraultiano non smette di affascinare adulti e bambini. Un prologo e tre atti fatti di tensioni e antitesi tra Male e Bene, terreno e surreale, odio e amore.