Ha scelto come nome d’arte quel di Achille Lauro, armatore ed ex sindaco di Napoli perché, dice, “era un personaggio stravagante e surreale” cosa che suggerisce una scarsa conoscenza dell’uomo che ha avuto le mani in pasta nel dominio di Napoli per decenni. D’altro canto di nome si chiama Lauro anche lui, cognome De Marinis, originario di Vigne Nuove a Roma, un passato nella trap come va di moda oggi e nel samba-rap. Nonostante non sia tra i più conosciuti del suo genere, si è potuto permettere di pubblicare una autobiografia addirittura per Rizzoli, segno di come oggi si costruiscano personaggi che non hanno grande spessore per darli in pasto ai giovanissimi. Titolo ambizioso poi, “Io sono Amleto” e chissà se l’ha mai letto davvero. E infine concorrente del prossimo festival di Sanremo.
FESTIVAL DI SANREMO
Al festival Achille Lauro porterà in gara il brano Rolls Royce: come si usa oggi dietro di lui una numerosa squadra di autori e produttori, da Davide Petrella a Boss Doms e i Frenetic e Orange. «Non sarà una canzone d’ amore, né un brano trap, ma un nuovo esperimento vicino agli anni 70-80. Bello frizzante. Io penso che piaccia sia ai pischelli più piccoli che alle persone più grandi» dice oggi sul Messaggero. Ma non basta. Disco, biografia e anche un documentario intitolato Achille Lauro No Face 1, e dal 10 maggio la tournée con partenza da Napoli. Un passato da sballato, dieta a base di cocaina, dormiva in macchina, adesso vita nuova, solo qualche canna ogni tanto e una grande passione per i Beatles: “Io credo che la musica si faccia non a tavolino per il singolo dell’ estate, ma con le persone brave, gli amici, e ognuno mette un po’ di magia. Quando lavoriamo prendiamo due mesi l’ anno una villa, facciamo passare cento persone, musicisti e facciamo musica senza farci influenzare dalle mode”. Nel libro si identifica con Cristo: “Nei miei dischi c’ è l’ iconografia cristiana. Il cristianesimo è una realtà ben radicata in Italia, pescare da là, anche a livello artistico di visione, di riferimenti è figo”.