E’ il personaggio del momento dopo la vittoria a Sanremo. Milioni di streaming e visualizzazioni su YouTube (il che non significa vendere dischi come succedeva un tempo) Mahmood. Le polemiche sul suo essere per metà egiziano gli hanno permesso di ottenere in gran parte questo riconoscimento, polemiche costruite ad arte probabilmente anche dalla sua casa discografica perché si sa, per vendere qualcosa bisogna parlarne, bene o male non importa. Mahmood in realtà è sulla scena musicale da anni, da X Factor a canzoni scritte per tanti personaggi compreso Mengoni. In una intervista pubblicata da Famiglia Cristiana spiega perché ha scelto di farsi chiamare Mahmood invece che con il suo nome di battesimo, Alessandro: “E’ il mio cognome e rappresenta le mie radici, ma l’ho cambiato da Mahmoud a Mahmoud per l’assonanza con l’inglese my food che significa stato d’animo perché è questa la caratteristica della mia musica”. Dice di sentirsi pronto al successo, è quello che ha sempre desiderato fare fin da bambino. Di Sanremo, quando era bambino, rimase colpito da modo di stare sul palco dello scomparso cantante Alex Baroni, dice.
MAROCCO POP
La sua musica è definita Marocco pop: “Perché non è rap e nemmeno pop, risente di influenze dei miei ricordi di bambino quando papà metteva in auto cassette di cantanti arabi soprattutto marocchini”. Dice che la canzone non è solo autobiografica, con la descrizione di quel padre che voleva solo soldi, ma descrive la realtà di famiglie composte da genitori di diverse nazionalità che spesso si allontano per questioni materiali. Il padre infatti lasciò la famiglia quando lui era ancora piccolo. Dice di sentirsi completamente italiano perché nato, cresciuto e ha studiato in Italia, in casa si parla il dialetto sardo e non l’arabo e in Egitto ci è stato solo due volte, a 8 e 12 anni. Ma dice di voler imparare l’arabo. Rifiuta ogni significato politico alla sua canzone, canta solo il riscatto di chi ha sofferto ma si è impegnato a raggiungere un obbiettivo riuscendoci.