E’ scesa in campo l’Fbi, segno che le accuse sono state prese sul serio. Il cantautore americano Ryan Adams, molto amato da una ristretta schiera di fan anche in Italia, è l’ultima vittima della campagna #metoo, da difesa delle donne ormai diventata campagna a scoppio ritardato anche di decenni a usi politici, carrieristici e soprattutto monetari. Accuse che poi si dimostrano spesso del tutto inesistenti o aizzate per scopi personali, una campagna che ormai ha perso quasi ogni credibilità, nonostante il problema degli abusi sulle donne sia una drammatica realtà. Nel caso di Ryan Adans, come ha riportato per primo il New York Times, sarebbero implicate sette donne a cui il cantante avrebbe offerto appoggio nella loro carriera in cambio di prestazioni sessuali. Fa un po’ ridere, perché Adams non è certo Mick Jagger e fa già fatica ad averne una sua, di carriera.



VIOLENZA SULLA MOGLIE

Il caso al momento più grave su cui sta indagando direttamente l’Fbi riguarda una ragazza oggi ventenne ma 16enne all’epoca dei fatti che per anni, da quando ne aveva 14, aveva scambiato foto a contenuto sessuale con Ryan Adams, che non l’ha mai incontrata di persona. L’artista ha già detto di non aver mai fatto cose del genere con ragazze minorenni. Con l’indagine appena ai primi passi, ci sono già le prime conseguenze gravi come sempre in questi casi che dimostrano in che clima di terrore si vivano episodi del genere. Adams infatti doveva pubblicare il suo nuovo disco il prossimo 19 aprile, ma la sua casa discografica, l’Universal, ha al momento bloccato l’uscita mentre tre aziende che producono chitarre e altro per i musicisti hanno tolto il suo nome dalle loro inserzioni pubblicitarie. In passato Adams, che ha fatto a lungo uso di droghe e alcol, era stato accusato di violenze nei confronti della ex moglie, accuse che ha sempre negato.

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