Lo chiamano il “principe della canzone italiana” e dunque qualche diritto di dire la sua sulla proposta della Lega di riservare un terzo della programmazione radiofonica alla musica italiana ce l’ha. E dire che è italiano e canta canzoni in italiano. Ma Francesco De Gregori si schiera decisamente contro l’invito fatto dal presidente della Siae, il paroliere Mogol, fatto a tutti i soci di sostenere il progetto di legge in questione. Lo ha fatto non da principe, ma meglio così, ha detto quello che pensano tutti: “Mi sembra una stro…ta”. Per uno come lui, ma lo stesso vale per tutta la sua generazione, che non a caso ha composto le più belle canzoni degli ultimi 40 anni, “Non so cosa sarebbe stata la mia vita da musicista se non avessi potuto ascoltare fin da piccolo tutte le canzoni straniere che ho sentito”.



LE RADIO NON MI PASSANO

Aggiungiamo noi poi che, ma non lo dice nessuno tantomeno Mogol, già oggi le radio passano oltre il 45% di musica italiana, perché è quella che ascoltano i ragazzini. Tra un Fedez e i Pink Floyd chi credete che passino le radio? Poi De Gregori scherza: “Sarei favorevole soltanto al fatto che il 33,3% periodico venisse riservato alle MIE canzoni”, concludendo con parole amare ma anche queste verissime:  “Le radio non mi passano, come non passano tanta gente come me. Bisognerebbe interrogarsi su questo”. Già, ma la risposta è semplice: le radio non passano la musica di qualità, ma quella che le case discografiche impongono. E i giovani si perdono il meglio.

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