Torna alla ribalta il caso della morte di David Bowie, l’artista inglese scomparso ormai tre anni fa. Una morte che ha colpito tutto il mondo, provocando un lutto diffuso e condiviso, tanto l’artista era amato. Ma anche sollevato alcuni dubbi. In effetti, le circostanze sono apparse sin da subito inquietanti. Bowie, ma nessuno lo sapeva, era malato di tumore da tempo. La notizia era stata tenuta nascosta, anche se le sue apparizioni pubbliche si erano dilatate nel tempo. Due giorni prima della morte, o almeno dell’annuncio ufficiale, l’8 gennaio, nel giorno del suo 69esimo compleanno, senza alcun avviso, esce improvvisamente il suo nuovo disco, Blackstar. Un disco che già dalla copertina e poi ascoltando i brani contiene diversi messaggi abbastanza chiari sulla morte. Due giorni dopo, il 10, l’annuncio che Bowie è morto. Si parlò sin da subito di una “morte pianificata”, un colpo di marketing micidiale che infatti sconvolse il mondo (facendo anche vendere tantissimo il disco, come sempre in caso di morte dell’artista). Nessuno poi sa dove sia avvenuto il decesso, la famiglia non specifica nulla.
UNA MORTE PIANIFICATA
Bowie viveva da anni a New York ma nessun ospedale comunica se era tra i suoi pazienti. Silenzio anche da parte dell’ufficio del medico legale che dovrebbe avere certificato il decesso. Adesso il fatto che Bowie possa aver scelto il suicidio assistito torna alla ribalta. Lo fa la giornalista inglese Lesley-Ann Jones nel suo nuovo libro Her: David Bowie in cui sostiene che l’artista avrebbe pianificato la sua morte ricorrendo al suicidio assistito, tenuta nascosta anche ai membri della sua famiglia. “Chiunque l’abbia aiutato in questa missione e come sia stata compiuta – ha spiegato Jones – non sarà mai rivelato. Sono sicura che non ha coinvolto familiari e amici per proteggerli”. La procedura per il suicidio assistito non è legale nello stato di New York dove viveva Bowie.