“Tutto è fluido, tutto è sempre in movimento, tutti noi siamo in uno stato di costante immigrazione. Ovviamente l’idea del titolo IMMIGRANCE non è priva di una certa connotazione politica…con questo disco non facciamo altro che mettere in pratica quello in cui crediamo da sempre: le persone, anche se provenienti da culture e paesi differenti, possono far confluire le loro esperienze in  qualcosa di bello e coeso” (Michael League)



Il jazz mondiale sta attraversando un periodo di grossa crisi. Nel panorama americano non esistono più band stabili con una progettualità costante come avveniva in passato. Uscito di scena il Pat Metheny Group, con lo stesso Metheny in evidente stasi creativa, il jazz elettrico che aveva avuto in Miles Davis e nei Weather Report, nello stesso Zawinul, oltre ai Return To Forever di Chick Corea, i massimi esponenti sembrava destinato ad una triste deriva ad eccezione di alcuni sprazzi degli Yellowjackets senza ovviamente, dimenticare i leggendari Steps Ahead. In Italia i festival puntano sempre sugli onnipresenti “grandi italiani” molti dei quali, si limitano a proporre cover di pezzi pop e rock o colonne sonore, facilitati anche dalla bocca buona di certo pubblico. Ben vista dalla critica si muove un’ala, diciamo così, sperimentale, che riscontra pochi favori di pubblico seppure artisticamente molto più valida. Di band stabili neanche l’ombra, tanto meno in ambito jazz rock o crossover che dir si voglia. L’avvento degli Snarky Puppy, nati nel 2003, ha dato nuova linfa a questo genere amatissimo dal pubblico proprio perché permeabile alle più disparate influenze.



Tredici gli album all’attivo. I primi quattro: LIVE AT THE UNCOMMOND GROUND, THE ONLY CONSTANT del 2006, nel quale suonano il pianista inglese Bill Laurance, il trombettista Jay Jennings, i chitarristi Chris McQueen e Bob Lanzetti e il percussionista Nate Werth , ancora oggi tutti nel line up della band, unitamente a THE WORLD IS GETTING SMALLER  (2007) e  BRING US THE BRIGHT  (2008) servirono a definire la cifra stilistica degli Snarky Puppy . La vera esplosione avverrà con i lavori  successivi che ne decreteranno il successo a livello mondiale. Sarà un crescendo appassionante: TELL YUOR FRIENDS (2010), GROUNDUP (2012), AMKENI W/BUKURU CELESTIN (2013), FAMILY DINNER – VOLUME ONE  (2013), WE LIKE IT HERE (2014), SYLVA W/ METROPOLE ORKEST (2015), FAMILY DINNER- VOLUME TWO (2016), tutti cd/dvd incisi dal vivo in studio ad eccezione di   CULCHA VULCHA (2016).



Il grande merito del collettivo degli Snarky Puppy (venticinque elementi) sapientemente guidati dal loro leader Michael League è stato quello di rivitalizzare questo genere con linguaggi moderni, molto apprezzati dai giovani. Musica ben arrangiata, eccellenti capacità come strumentisti, concerti suonati con grande intensità, suoni elettronici (no sequencer) che si fondono con quelli acustici dei fiati, sezione ritmiche che non hanno nulla da invidiare nemmeno a quelle leggendarie di Santana, hanno permesso alla band americana di passare da un successo ad un altro vincendo i più importanti referendum come miglior gruppo jazz per gli anni 2015 e 2017 nel referendum di Down Beat, oltre al Grammy vinto nel 2014 per l’esecuzione di Something con Lalah Hathaway , contenuto nel loro album Family Dinner – Volume One , il Grammy 2015 per l’album inciso con la Metropole Orkest che ha trionfato come Best Contemporary Instrumental Album così come il fortunatissimo CULCHA VULCHA ultimo lavoro pubblicato nel 2016.

Di grande importanza  il ruolo di Micheal League che, attraverso la GroudUp, oltre a dirigere gli Snarky, ha prodotto e dato vita a nuove band come Bokanté, Forq (in tour in Italia a marzo il 16 a Pisa, il 17 a Mestre e il 29 a Terni) producendone i dischi accanto a quelli di Bill Laurance, Banda Magda, House of The Water, Mike Maher, Shaun Martin (in tour in Italia il 21 marzo a Cagliari, 22 Alghero, 23 Rovigo, 24 Firenze), Mark Lettieri (il 30 aprile a Cagliari, 2 Maggio ad Alghero, 3 Bari, 4 Ravenna) oltre ad esibirsi in concerto con David Crosby del quale ha prodotto gli album LIGHTHOUSE, HERE IF YOU LISTEN (2018). League ha inoltre scoperto e valorizzato artisti del calibro di Roosevelt Collier (da non perdere al prossimo Umbria Jazz Spring a Terni), Michelle Willis e Becca Stevens oltre ad organizzare il GroundUp Music Festival a Miami giunto alla terza edizione, per il quale ci si auspica anche una data europea. Un grande personaggio, persona semplice ma determinata, con i piedi ben piantati per terra, poca ego e una grande capacità “ellingtoniana” di guidare i suoi musicisti, cosi l’hanno definito alcuni dei componenti degli Snarky Puppy. Finalmente dopo un momento di pausa la band ritorna in pista con un nuovo album ed un tour mondiale che toccherà anche l’Italia a Luglio: Grado l’11, Avella (AV) il 12, Tortona (AL) il 14, Fordongianus (Or) il 18 e gran chiusura il 19 a Umbria Jazz a Perugia all’Arena Santa Giuliana.

L’album del quale ci è stato concesso da giorni l’ascolto in anteprima è una ulteriore conferma della loro bravura. Molti i punti di interesse a partire dalla benefica influenza della musica turca e marocchina, con la quale League si è confrontato in tempi recenti. Geniale e rivoluzionaria l’idea di utilizzare in ogni brano tutti e tre i batteristi (Larnell Lewis , Jason “JT” Thomas e Jamison Ross) , facendoli suonare a turno nelle varie sezioni in cui è divisa la composizione. Sparito Robert Searight, come pure Cory Henry, fanno il loro esordio il nuovo tastierista Bobby Sparks II che si affianca a Bill Laurance e Shaun Martin. Ben diciannove i musicisti presenti in ogni brano e scelti fra quelli del collettivo Snarky Puppy.

Anche IMMIGRANCE come il precedente CULCHA VULCHA è realizzato interamente in studio, curando con attenzione la qualità dei suoni e i missaggi ripercorrendo e continuando, specie nelle orchestrazioni, la tradizione di band come gli Steely Dan, il Pat Metheny Group e i grandi album della CTI .

L’apertura è affidata a Chonks di Michael League, brano funk e a dir poco dinamitardo, nel quale la formazione si mostra in tutte la sua potenza di suono con orchestrazioni che fondono ben ventinove strumenti (incluso il mellotron) con il gran finale affidato alla sezione fiati e al solo della chitarra di Mark Lettieri. Il pezzo è stato scritto da League durante un soundcheck utilizzando il Clavinet di Bobby Spark, protagonista del lungo solo iniziale, trattato in modo tale da sembrare quasi una chitarra elettrica.

Il secondo pezzo Bigly Strictness (League), una sorta di ponte con il precedente CULCHA VULCHA, è caratterizzato dal lungo a solo del Moog Prodigy di Justin Stanton e da quello di Shaun Martin al Minimoog. L’ultima sezione prende a prestito un ritmo dal maestro turco di darbuka Mısırlı Ahmet, indicato da League come una delle sue più recenti ed importanti influenze. Crescendo finale dei fiati (Chris Bullock e Bob Reynolds sax tenore, Mike Maher tromba), sorretti da un imperioso incedere percussivo dei tre batteristi e dei percussionisti Nate Werth, Keita Ogawa e Marcelo Woloski che utilizzano ogni genere di percussioni marocchine ed egiziane.

Coven scritta dal chitarrista Chris Mc Queen, dall’andamento lento ed intrigante, vuol essere una sorta di messaggio contro i nostri tempi, saturi di tecnologia e oramai privi di empatia umana. L’inizio sembra essere una ripresa ed un omaggio al Joe Zawinul di Arrival in New York (contenuto nel primo album solista del leggendario musicista austriaco). Il suono della sezioni fiati (con uso di sordina) doppiato dalle tastiere (come nel precedente CULCHA VULCHA) diventa quasi un marchio di fabbrica ed è un richiamo alle sonorità del Miles Davis di TUTU. Gran pezzo, denso e di atmosfera. Belli i soli di McQueen alla chitarra e Shaun Martin alle tastiere.

Bling Bling composta dal sassofonista Chris Bullock è influenzata dalla passione dell’autore per la musica hip hop. Belle le sonorità dei fiati e i suoni dell’Hammond B3.Le tastiere ed un raffinato lavoro delle percussioni ne caratterizzano l’andamento a tratti ipnotico; eccellente il lavoro dei tre batteristi. Brano elegante e sofisticato al tempo stesso. League suona le linee di basso sul Moog Prodigy e sul basso elettrico.

È Michael League con il suo basso a dare il via a Xavi. Interessanti le sonorità dei fiati, vengono infatti utilizzati flauti e il bansuri suonati da Bullock. Il primo solo è di Zach Brock al violino, uno dei migliori musicisti del collettivo, già presente su disco ed in diverse esibizioni live della band; trascinante il solo di Bobby Sparks al Mini Moog. I tre percussionisti mettono in campo ogni genere di strumento con particolare riguardo alle percussioni marocchine (bendir, darbuka) ed introducono il solo di Bill Laurance al pianoforte. E’ questo un brano fortemente influenzato dall’incontro avvenuto fra gli Snarky e il musicista Hamid El Kasri, al Gnaoua World Music Festival di Essaouira. La composizione di League lavora proprio su ritmi provenienti da quell’area e si chiude con la melodie suonata dal flauto che riprendono la coda di alcuni canti marocchini.

While We’re Young (2’42) del trombettista Mike “Maz” Maher, è l’interludio che allenta la tensione del cd con richiami a Miles Davis, fra suoni di Clavinet e Mellotron (Laurance), con i fiati lavorati con ritorni di eco. Un divertissement o anche una semplice pausa che dispiega comunque suoni di grande profondità ed effetto. Un pezzo che dal vivo sicuramente riserverà interessanti sviluppi.

Bad Kids to the Back del trombettista e tastierista Justin Stanton è il brano più vicino agli Snarky Puppy vecchia maniera, molto funky che mette in risalto le escursioni solistiche del sax di Bob Reynolds e il Clavinet suonato dal funambolico Shaun Martin. I tre batteristi gareggiano in bravura alternando finezze a pezzi di bravura. Proprio nel gustosissimo video, da diversi giorni in rete, si possono notare come i tre suonano l’uno  di fianco all’altro in differente postazione mentre partecipano all’incisione.

Even us (League) è aperto dal tema esposto dal piano di Bill Laurance (il 29 marzo uscirà il suo nuovo album CABLES) che si intreccia con l’oud suonato da League fino all’ingresso del violino di Zach Brock- una sorta di nuovo tango- come League stesso lo definisce- a metà strada con la musica da lui studiata durante un soggiorno in Turchia nel 2018. La melodia nata sull’oud è stata poi definita durante un volo da Dallas a El Paso. Il clima è teso, percussioni turche (bendir), il sapiente lavoro dei tre batteristi sostengono il lungo e sofferto assolo del flicorno di Jay Jennings.

E’ questo il brano che meglio rappresenta il titolo del cd IMMIGRANCE, con una doverosa riflessione sulle masse migratorie di bibliche proporzioni che stanno interessando l’Europa e il Sud America.

Ulteriore passo avanti per la grande band americana che inizierà il tour mondiale l’11 aprile ad Osaka toccando Giappone, Nuova Zelanda, Australia, Stati Uniti, Austria, Belgio, Italia, Spagna, Danimarca, Regno Unito (il 14 novembre a Londra alla Royal Albert Hall), Francia, Svizzera, Germania con chiusura il 30 novembre in Germania.

Un grande album per preparare al meglio il tour italiano.

Grande musica al passo con i tempi. Si raccomanda vivamente.