Ancora una volta la musica rock viene associata a un pazzo criminale, a un nazifascista, l’australiano che ha compiuto la strage nelle mosche neozelandesi. D’altro canto nei paesi anglosassoni la musica rock è la colonna sonora nel bene e nel male della vita di tutti da decenni, tanto è entrata nei gusti e nel costume popolare. Non come in Italia, dove nessuno probabilmente ha mai sentito parlare del pezzo psichedelico Fire, una canzone del gruppo inglese The Crazy World of Arthur Brown pubblicata nel lontano 1968. Bisogna dire che il signor Brenton Tarrant, di soli 28 anni, aveva buoni e profondi gusti musicali per conoscere questo piccolo capolavoro così antico che fu un successo 50 anni fa ma che oggi ben pochi anche nel mondo anglo sassone ricordano. Fire è la canzone che il pazzo assassino stava sentendo a tutto volume nella sua macchina mentre cominciava la sua strage, si sente nel video che lo stesso Tarrant girò in quei momenti. D’altro canto gli estremisti di destra hanno sempre avuto gusti particolari, amando soprattutto il rock più legato a immaginari che corrispondono loro. Immaginari fatti di fuoco e fiamme, inferno, male, diavolerie. Appena pubblicata la canzone raggiunse il numero uno della classifica inglese e il numero 2 di quella americana. Era un brano particolarissimo anche per quell’epoca piena di invenzioni e creazioni di tutti i tipi. Dal punto di vista musicale, a differenza di quanto facevano tutti, non era presente la chitarra elettrica e neanche il basso, ma solo batteria, voce e tastiera Hammond in primo piano che riprendeva un classico riff R&B, così come la melodia cantata da Arthur Brown era un tipico pezzo di black music come se ne sentivano tanti a quei tempi.



IL DIAVOLO INFERNALE

Quello che colpì fu anche l’inquietante frase che apriva la canzone: “I’m the god of hellfire”, sono il dio dell’inferno. E’ per questo motivo che l’idiota nazifascista ha scelto ovviamente il brano, volendosi identificare in un dio infernale che andava a compiere la sua missione diabolica. Se nel corso degli anni dozzine di artisti si sono avvicinati all’immaginario infernale, da Alice Cooper a Marilyn Manson, lo si deve dunque proprio a Arthur Brown. L’inquietante video girato ai tempi lo vedeva con in testa un elmetto che sprigionava fiamme, una immagine spaventosa che ai tempi terrorizzò molti. Brown era decisamente avanti con il tempo, anticipò mode e contenuti che avrebbero preso piede anni dopo. Ovviamente la canzone non era una esaltazione del diavolo e del male, come l’ha intesa l’australiano, anzi era l’opposto. Brown si fingeva il demonio che veniva a prendere le persone che avevano vissuto una vita nel male: “Hai combattuto duramente, hai salvato soldi e guadagnato tanto, ma è tutto destinato ad andare a fuoco, e il tuo piccolo cervello, sei stato davvero cieco, adesso tocca a te, brucia il cervello, andrai a fuoco”. Se Tarrant avesse capito qualcosa, avrebbe capito che quella canzone era proprio contro di lui, non a suo favore. In sostanza, ha invocato il demonio che venisse a punirlo, come si spera succeda oggi nella forma di una condanna al carcere a vita. Sarà il suo inferno, si spera.



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