“Durò solo un anno, poi ognuno andò per la sua strada, ma fu un anno fantastico”. Così Steve Wynn, leader dei Dream Syndicate in una nostra conversazione (uscirà integrale ai primi di maggio, con la pubblicazione del nuovo album della band). Era la scena cosiddetta del Paisley Underground, un gruppo di band di Los Angeles, che si ritrovarono a condividere i palchi di piccoli fumosi club nei primi anni 80, innamorati dei vecchi gruppi garage di fine anni 60 come i 13th Floor Elevators e gli Electric Prunes, dei primi Velvet Underground, ma soprattutto dei Byrds, la più importante band americana degli anni 60 che inventò prima il folk-rock e poi la psichedelia.
“In un momento storico in cui dominavano i sintetizzatori e le batterie elettroniche” dice ancora Wynn “noi volevamo riportare in auge il suono della chitarra elettrica. E così fu: Rickenbacker alla McGuinn a manetta, fuzz distorti, autentici muri di riff chitarristici, una irruenza post punk. Un godere per le orecchie di tutti coloro che facevano fatica a resistere ai plastificati anni 80. A differenza di tante altre scene musicali, i cui protagonisti sarebbero venuti a sapere della comune appartenenza solo leggendo gli articoli delle riviste musicali essendone del tutto inconsapevoli, quelli del Paisley Underground (termine coniato da Mike Quercio dei Three O’Clock nel corso di una intervista, che fece riferimento a una decorazione di origine persiana, il Paisley di moda durante il periodo della Summer of Love di San Francisco degli anni 60)
erano ben consapevoli di farne parte e anzi fecero di tutto per creare una comunità. Nel 1984 infatti usciva “Rainy Day”, una compilation in cui alcune di queste band coverizzavano Beach Boys, Hendrix, Big Star e altri.
E’ uscita lo scorso gennaio una nuova compilation di quei gruppi, fortemente voluta da Steve Wynn, anche se molti di loro non esistono più o fanno altra musica, “3×4”, in cui Bangles, Three O’Clock, Dream Syndicate e Rain Parade rifanno ognuna 3 pezzi degli altri, autocoverizzandosi a vicenda. Il risultato non è per niente nostalgico, è fresco ed eccitante, a dimostrazione di un sound che suona ancora contemporaneo. Ad esempio: le Three O’Clock rifanno Getting out of Hand delle Bangles o le Bangles stesse incidono That’s What You Always Say dei Dream Syndicate. Questi ultimi tra le altre si divertono con il brano di Susanan Hoffs e compagne, Hero Takes a Fall.
E’ ancora una festa di chitarre, Rickenbacker che suonano alte verso i cieli della psichedelia, melodie cosmiche che rivivono con ancora più convinzione di allora, ad esempio in What She’s Done to Your Mind dei Rain Parades rifatta dai Three O’Clocks con l’aiuto della Hoffs ai cori. Brano migliore è probabilmente When You Smile dei Rain Parade a opera dei Dream Syndicate, con il lungo attacco a tre chitarre a cui partecipano i membri originali dei Rain Parade, Steve Roback e Matt Piucci che fa sballare e godere. Non solo questi ex ragazzi non hanno perso un’oncia della loro originale energia, ma suonano meglio che mai e per tutti i detrattori delle Bangles, da sempre considerate niente più che un gruppo da bubblegum pop, le ragazze ne escono come i veri vincitori.
Quello che ne esce fuori da questi solchi è un gran divertimento, da suonare a una festa psichedelica, ma attenzione: questa è psichedelica senza droghe, dove l’unico stupefacente sono le chitarre.