Paola Turci si racconta, senza peli sulla lingua, ad Antonello Piroso per La Verità e svela molti particolari sia della sua carriera che del suo futuro. Si torna a parlare del noto incidente del 1993 che ha cambiato per sempre la sua vita e anche la sua professione. La donna diceva di non vedersi bella, fino a quando guardando una foto su un giornale dall’ospedale dopo l’intervento giurò che non avrebbe mai più detto di essere brutta. Spiega: “Fino a un certo punto ci ho convissuto con questo pensiero, con il senso di inferiorità rispetto a bellezza e altezza caratteristiche di mia sorella e mia mamma. Con la mia adorata nonna che mi ricordava come non a caso Paola in latino volesse proprio dire piccola”. Sono racconti che ci riportano a un momento particolare della sua vita che Paola racconta con grande personalità e che riesce a regalarle ancora oggi grandi emozioni.



Paola Turci: “Dopo l’incidente mi chiamavano Barbarella e Gremlins”

Non è sempre stata facile per Paola Turci la vita, anzi molto spesso ha dovuto superare ostacoli come quello dell’incidente del 1993. Spiega a La Verità: “Dopo l’incidente mi hanno dato dei brutti soprannomi. Uno di questi era Gremlin ed è facilmente intuibile il perché. Mi vedevo io come uno di quei mostriciattoli. Poi arrivò La vetraia perchè per più di un anno il mio corpo espulse dei frammenti azzurrognoli del parabrezza che erano rimasti sottopelle. Barbarella invece era per la pornostar che aveva le labbra gonfiate. Mi feci convincere da un chirurgo a fare iniezioni di collagene perché mi aveva detto di distogliere l’attenzione dalle cicatrici facendo risaltare appunto le labbra“. Una situazione che la portò a litigare con questo chirurgo, tanto che per gli effetti dell’intervento non uscì di casa per quasi tre mesi.



Il Governo del cambiamento

A La Verità Paola Turci parla anche di attualità e di quello che è stato definito Governo del cambiamento. la cantante dice la sua: “Non mi piace il clima da Medioevo, in cui si fanno delle distinzioni in base al colore della pelle. In cui in nome della difesa della famiglia con un prossimo congresso a Verona, su cui perfino la Chiesa ha espresso perplessità, si rimette in dubbio la legittimità delle unioni civili”. Si passa poi a parlare anche di religione, sottolineando: “Credo in Dio, ma senza più quegli aspetti dogmatici che avevo accettato nel momento in cui avevo abbracciato la religione cattolica, a iniziare dall’indissolubilità del vincolo matrimoniale. Dio ci vuole felici e io ho imparato a non chiedere ma solo a ringraziare di essere viva. Viva da morire”.

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