Polemiche accesissime in Germania per il nuovo video del gruppo tedesco Rammstein. Del video in realtà al momento si vede solo un trailer sul sito della band, ma è stato sufficiente a scatenare le accuse del Consiglio centrale degli ebrei tedeschi che attacca il gruppo di usare la tragedia dell’Olocausto per farsi pubblicità e per scopi commerciali. In quello che si vede, i membri dei Rammstein appaiono con la tipica divisa che indossavano gli ebrei nei lager in una ambientazione che altro non può essere che un lager stesso, il cappio al colo, la stella di Davide sulla divisa e infine la scritta “Deutschland”, Germania. “Se i Rammstein dovessero trarre profitti dall’Olocausto grazie al loro video, di fatto insulterebbero le milioni di persone che durante la Shoah hanno sofferto in modo indicibile e sono state assassinate nel modo più crudele” ha detto Josef Schuster presidente del Consiglio degli ebrei. E’ intervenuto anche il direttore della Fondazione dei memoriali della Baviera che ha invitato i musicisti a recarsi a Dachau: “Non voglio dare un giudizio definitivo. Ma la sofferenza e la dimensione disumana dell’Olocausto non permettono il suo utilizzo per motivi pubblicitari allo scopo di far conoscere prodotti di qualsivoglia tipo. In questo caso, a quanto pare, un disco”.



ARTE E POLITICA

La polemica apre uno squarcio sull’uso di certe immagini per scopo artistico, I Rammstein, nota band di industrial metal, hanno sempre usato immagini forti per provocare. E’ ovvio che non si tratta di un gruppo di X Factor, per capirsi, ma di un gruppo che fa un uso politico e impegnato della loro musica, appare chiaro che quelle immagini sono immagini di denuncia, ancor più dure in quanto riferite in modo esplicito alla Germania che ha permesso la tragedia dell’Olocausto. In questo senso appare più sensato l’intervento dell’incaricato per l’antisemitismo del governo che ha detto che “in linea di principio non c’è nulla da ridire su un confronto di natura artistica, ma se il video è stato realizzato solo per provocare e per motivi commerciali, per scandalizzare e cercare di attrarre così l’attenzione, allora viene superata una linea rossa”. Dice poi che bisognerà ascoltare le canzoni per capire se viene espresso odio verso gli ebrei, cosa che la dice lunga dell’ignoranza verso il gruppo in questione, che non farebbe mai una cosa del genere. Il caso in questione la dice lunga anche del terrore del cosiddetto politically correct, censurare ancor prima di conoscere di cosa si tratti tutto quello che si ritiene intoccabile. In questo modo non bisognerebbe neanche fare film sull’Olocausto ad esempio.



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