In un periodo storico dove come mai in precedenza la scena musicale è frammentata in centinaia di rivoli diversi, dove le radici storiche si sono perse o dimenticate, dove ogni voce si alza in un deserto inquietante, è normale che appaiano figure come Cass McCombs. Attivo sin dal 2002 con ben 14 album alle spalle, McCombs è un personaggio che butta in un frullatore molte delle pagine che hanno fatto la storia dal rock: dal folk al country, dalla psichedelia al punk. Decide poi cosa far emergere o non far emergere per niente, lasciando solo vaghe tracce qua e là, nascondendosi dietro ombre e fantasmi del passato. In questo modo ha sviluppato un discorso originale che trova perfetta ambientazione nel nuovo lavoro, “Tip of the Sphere”. E’ come se questi nuovi cantautori cercassero di ricostruire sulle rovine di un mondo che non esiste più.



La confezione spartana, la copertina vagamente psichedelica ed esoterica sottolineano quel mondo di fantasmi dove il cantautore ama rifugiarsi, ben esplicitato da un tono vocale sempre sussurrato, in secondo piano rispetto alla strumentazione, come un eco che provenga da un passato remoto. C’è molta inquietudine nelle sue canzoni, ma è bello riconoscere qua e là i suoi punti di riferimento: la chitarra alla Jerry Garcia dei primi 70 ad esempio nella traccia iniziale I Followed the River South to What; il pop sbilenco della successiva The Great Pixley Train Robbery; il folk romantico della malinconica Estrella o i riferimenti vagamente elettronici a un altro gruppo che fa della decostruzione dei generi il suo stile, i Wilco del pezzo conclusivo Rounder, con un affascinante lunga jam finale di piano elettrico e chitarra solista del nostro fino al groove psichedelico di Sidewalk Bop After Suicide. Altrettanto interessanti sono i testi, visioni apocalittiche di un mondo post moderno, «persone che passano sul marciapiede inconsapevoli della volatilità emotiva che stanno sfiorando, come un vulcano addormentato che potrebbe esplodere da un momento all’altro».



Non un ascolto facile certamente, che richiede impegno, ma che è capace di portare l’ascoltatore in alto, là dove oggi raramente si ha il coraggio di avventurarsi. Una sorta di psichedelica lenitiva dell’anima capace di incantare e ammaliare. Una preghiera per una America che mai come oggi non sa più cosa è.

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