Un nuovo doppio album in uscita il 19 aprile prossimo rilancia Gino Paoli con “prepotenza” all’interno del mondo della musica, con un notevole “accenno” alla politica in quella che la generazione dei cantautori di Genova ha sempre preferito intendere come “anarchia”. «Non ho mai smesso di pensarmi anarchico: né Dio, né padroni. Per me è sempre così e non credo nemmeno alla morte che è solo una stagione alla quale ne seguirà sempre un’altra», racconta in una lunga intervista al Messaggero il grande autore di “Quattro amici al bar” e “Il cielo in una stanza”. 60 anni di carriera, un doppio album e tutto ancora da raccontare nel suo “Appunti di un lungo viaggio”: «Nei pezzi nuovi c’è molto dell’Italia di oggi: traspare la disillusione, il rifiuto. Non è più possibile migliorare in modo collettivo. La società del consumismo è scoppiata» racconta ancora Gino Paoli con i colleghi del Messaggero, riflettendo sul cambio di passo “culturale” che necessita il nostro Paese e la nostra stessa politica. I ragazzi di oggi, denuncia il cantautore genovese, «non vogliono cambiare il mondo, gridano basta plastica. Bisogna cambiare la mentalità della gente, insegnare ai giovani come seguire le regole».
GINO PAOLI, TRA ANARCHIA E CANZONI INTERROTTE
L’accenno al Movimento 5 Stelle non è a caso e non solo perché riguarda un suo conterraneo diretto come Beppe Grillo: «era partito bene, ha provato a fare qualcosa» spiega ancora Gino Paoli arrivando però a “smascherare” la vera critica da porre al Movimento come per tutti gli altri partiti del nostro Parlamento «Ora Beppe non ci crede più, penso. I suoi sono stati fagocitati. Non devi far assaggiare a nessuno il potere». Uno dei massimi esponenti della canzone ligure nel nuovo doppio album racconta la sua carriera sì, con maggiore disillusione e con un velo di malinconia per tutti gli amici che ha visto partecipare con lui al tentativo di “rinnovare” non solo la musica ma l’intera cultura sociale «È una strana sensazione, se ne sono tutti andati, Luigi, Bruno, Fabrizio, Umberto. A Genova c’è una Casa del cantautore, mi sono lamentato: scrivete cantautori, al plurale, sennò pensano che sia casa mia» conclude al Messaggero il grande Gino. «L’artista – ha detto Paoli – se è davvero un artista, deve andare anche contro le forme, i condizionamenti e gli schemi. Ho pensato di utilizzare le parole e la musica in modo diverso, eliminando tutto ciò che è obbligatorio per cercare quell’essenzialità che è sempre stata un mio pallino. Quando si è detto a sufficienza, poi è meglio smettere di parlare o di scrivere. Del resto, quando ero un giovane pittore, ho creato assieme ad altri il movimento dell’essenzialismo». L’album è diviso in due: nella prima parte la raccolta del passato sotto il titolo “Ricordi” mentre la seconda è un viaggio introspettivo sull’oggi e sul domani, “Canzoni interrotte”: «sono divise per stagioni, con un ciclo non forzato ma con un”Estate’ che arriva subito prima di un ‘Inverno’ e un ‘Autunno’ che segue la ‘Primavera’».