Impegnata nella presentazione del suo ultimo album “Viva da morire”, Paola Turci è stata scelta come musa del progetto Filorga sulla bellezza autentica. Il messaggio che vuole mandare riguarda «la consapevolezza della bellezza dei cinquant’anni». La cantante ha spiegato che è bello scoprire come si può essere migliori da adulte, con le rughe. «Certamente la differenza con la giovinezza c’è, ma l’importante è accompagnare questo periodo della vita con attenzione e cura», ha raccontato a Io Donna. Il rapporto di Paola Turci con la bellezza però non è stato difficile a causa dell’età, ma per l’incidente che ha segnato il suo viso. «Quando mi guardo, vedo una persona che cambia, che ha vissuto e che vuole ancora – come dice la mia canzone – mordere la vita finché la vita non la mangia». Quella di Paola Turci è infatti una storia di sopravvivenza e ripresa, che emerge anche dalla sua canzone. «Il testo è la storia di due persone, la mia e di Luca Chiaravalli, il mio produttore, un uomo che ha superato momenti difficili, problemi medici delicatissimi. L’ultimo, al cuore, qualche mese fa. Quando si è risvegliato, ha esclamato: «Sono vivo da morire». È uno stato d’animo che sposo in pieno».



PAOLA TURCI “VOGLIO MORDERE LA VITA E VIVERE OGNI ISTANTE”

“Viva da morire”, l’ultimo singolo di Paola Turci, è dunque un inno alla gioia, non un gioco di parole. «Il titolo del disco vuol dire che non è scontato stare al mondo. Ogni giorno è un grande dono, ed è soltanto quando ti sta sfuggendo che te ne rendi conto. Sono grata per tutto ciò che ho», ha raccontato a Io Donna. Parlando di sogni, invece, Paola Turci spiega di voler concludere il suo terzo libro. Nell’intervista ha parlato anche dei modelli femminili che le hanno lasciato un segno: «La più importante per la mia formazione è stata un’insegnante di teatro, Beatrice Bracco, scomparsa da qualche anno: mi ha insegnato a essere la persona che sono. Senza farmi condizionare dall’umore e dall’aggressività degli altri». Invece sul rapporto con le nuove generazioni: «Ho la fortuna di vivere appieno l’adolescenza e la vita di due nipoti femmine. Ed è grazie a loro che vedo con occhi più realistici la realtà delle giovanissime: mi confronto con rispetto».

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