Grande è la confusione sotto i cieli della musica rock nei primi anni Novanta. L’onda forte del grunge, di band come Pearl Jam e Nirvana, da Seattle, ha sconvolto le poche certezze a cui si era ridotta questa musica negli anni Ottanta. Punk, hard rock, vibrazioni nichiliste e storie di ordinaria disperazione che culmineranno di lì a poco con il suicidio della figura simbolo di questo movimento, Kurt Cobain.
Soprattutto, sono in fase di estinzione i cantautori, figure storiche di questa musica, e in special modo le rappresentanti del gentil sesso, da sempre scarsamente considerate in un ambiente, quello della musica rock, fortemente maschilista.
Da qualche parte, nel Missouri, una ragazza non più giovanissima, sulla soglia dei trent’anni, un passato come corista di artisti pop quali Michael Jackson, sta preparandone la riscossa. Lei è Sheryl Crow, americana al cento per cento: bella, estroversa, radici salde nella piccola provincia con dentro il miglior Sogno Americano, quello di rendere reali i propri desideri. Che sono quelli di fare un grande disco.
Le difficoltà non mancano: un primo progetto, già registrato, viene messo da parte perché non è né pop né rock e in questi anni la confusione è già abbastanza. Sheryl, poi, non è né l’una cosa né l’altra: lei è una songwriter, una cantautrice con il cuore nel grande solco dei maestri del passato. E’ così che a Los Angeles, mecca della musica e non solo, conosce alcuni musicisti anche loro in cerca di gloria, songwriter fuori dal grande giro, tra cui l’eclettico Bill Botrell.
Insieme a loro inventa un appuntamento fisso, al martedì sera, in un club in disuso, e lì si scambiano chitarre, canzoni e qualche bottiglia di whisky. Prende così vita il Tuesday Music Club, che ben presto diventerà un disco, il primo disco della bella Sheryl Crow: “Tuesday Night Music Club”. I responsabili della A&M, storica etichetta discografica, capiscono di avere per le mani qualcosa di vecchio e di nuovo allo stesso tempo, di insolito, ma soprattutto di onesto. Dai tempi di Janis Joplin e di Patti Smith poi, non si sentiva una donna cantare con così decisa autorevolezza la propria femminilità, rivendicare il proprio diritto di essere voluta bene e non di essere solo,come dicono in America, una “gallinella”, una “chick”.
Lo fa attraverso una manciata di canzoni autorevoli, che pescano a piene mani nel grande rock d’autore degli anni Settanta: Leaving Las Vegas, storia di una ragazza che vede ogni sogno frantumarsi e ha nella fuga, se riuscirà ad affrontarla, l’unica salvezza; Run Baby Run, ancora fuga verso la Terra Promessa. E poi, Strong Enough, quando si può contare solo su se stesse; la voglia di divertirsi, perché si è ancora giovani, in All I Wanna Do, su una base musicale che fa il verso alla disco music di una volta. L’omaggio al John Lennon più dirompente e dissarante, con The Na-Na-Na Song.
Tante sono le storie che Sheryl sa raccontare e lo fa bene: Run Baby Run verrà scelta come accompagnamento di un noto drink per uno spot televisivo e porterà il disco al successo in tutto il mondo, Italia compresa: oltre nove milioni di copie vendute e tre Grammy vinti all’annuale premiazione degli Oscar della musica.
E’ nata una stella, la cui luce brilla ancora oggi rigogliosa. Uscito nel 1993, "Tuesday Night Music Club" è oggi ristampato in edizione deluxe. Oltre al disco originale, un secondo cd con alcune b-sides, rarità e demo tape delle session originali (tra cui una cover dei Led Zeppelin) e poi anche un dvd che contiene filmati informali, casalinghi, del primo tour della cantante, nel 1994: immagini rubate sul bus, nei backstage, durante i soundcheck, in concerto, più tutti i video ufficiali (ben sette) del disco originale.
Una ristampa che è occasione per i più giovani di conoscere una pagina importante della musica rock, e per coloro che la vissero in diretta, di andarne a fondo, grazie anche al bel booklet che ne racconta le vicende e che è compreso nella confezione.
Con Sheryl Crow la musica femminile, ritrovò una voce autorevole che avrebbe aperto la strada a decine di nuovi talenti.