I dischi natalizi sono una bizzarria con un unico motivo: vendere-comprare musica per un regalo da mettere sotto l’albero. Non si può biasimare chi li realizza e nemmeno chi li compra, essendo ormai un male necessario.

Chi li ha inventati? Forse il Presley che già nel ’57 usciva con un “Elvis Christmas Album”? Chi “fomenta” il mercato, se si tien conto che sia negli Usa che in Inghilterra esiste un “Christmas hit number One” che equivale a vendite milionarie? Domande inutili: i recenti dischi di gente diversissima come Jessica Simpson (“Happy Christmas”), Mariah Carey (“Merry Christmas II You”) o i Saint Etienne (“A glimpse of Stocking”) sono riprova che il genere è trasversale e che ce lo dobbiamo tenere, visto che anche gli italiani vi si cimentano (e nei prossimi giorni ve ne daremo la prova).



Non è dunque strano che nella trappola del disco natalizio ci sia finita anche una laica orgogliosa come Annie Lennox, scozzese dalla voce potente e dagli occhi indimenticabili.
Nel suo “A Christmas Cornucopia” sfilano (sotto le vesti di una copertina orrenda: ahimé) undici celebri inni più una canzone inedita, in una confezione pregevole tra arrangiamenti pianistici e reminescenze celtiche, coronati da una voce che ha poche rivali nel mondo del pop-rock degli ultimi trent’anni.



Una scelta insolita per lei, quella del titolo natalizio, ma parlando di queste canzoni Annie ha detto una cosa sacrosanta e cioè che lei con questi inni ci è cresciuta, che li ha sentiti in casa e in chiesa fino alla sua adolescenza, che pure li ha imparati alle scuole di musica e poi al Conservatorio che ha frequentato.

Insomma non ci troviamo di fronte a interpreti che con capanna-bue-asinello non c’entrano nulla e in effetti si sente una sua certa familiarità con titoli come Silent night, In the bleak midwinter, Angels from the realms of glory, anche se è con sorpresa che si ascoltano le magnifiche God rest ye merry gentlemen e Lullay lullay dalla voce fisica e tagliente che ha interpretato Why e Sweet dreams.



Per nulla monotono o monocorde, "A Christmas Cornucopia" è un disco di canzoni ben scelte, ben interpretate, arrangiate con gusto e fortunatamente senza sdolcinature. Ed evitiamo qualsiasi dubbio: guai a pensare a una Lennox vestita da chierichetta mentre interpreta con voce dolciastra gli inni al bambin Gesù. Nulla di tutto ciò, però questo disco – pur piacevole – non entusiasma.

Ebbene sì: qualcosa di impercettibile non funziona. Lo dico con rispetto, perché la voce, potente e calda, di Annie, sembra qui fin troppo controllata o preoccupata di interpretare, senza (forse) lasciarsi prendere dalle canzoni. Solo alla fine, in Universal child, troviamo quel calore, quella scioltezza, quella convinzione che le riconosciamo e per cui tanti (chi scrive, di sicuro) la amiamo: è una canzone scritta da lei, dedicata a tutti i bambini del mondo, di cui Gesù è il simbolo eterno. E qui, finalmente, si applaude.

Ecco – se c’è – dove sta l’inghippo di questo album bello, ma non da lode: Annie ha fatto un disco natalizio, di canzoni da lei ben conosciute, ben eseguite, ma forse interpretate con un certo “sforzo” religioso, quasi dovesse calarsi nella parte. Lei cerca di entrare, di impadronirsene e forse non ci riesce fino in fondo. L’ultima canzone del cd, per fortuna rende ragione al tutto, ed è una canzone “laica”. O forse semplicemente è una bella canzone piena di umanità.

Un consiglio finale: chi ama il sano rockabilly, suonato fantasticamente, si ascolti il "Christmas Comes Alive!" della Brian Setzer band. Sicuramente è meno serioso del prodotto della Lennox, ma forse sotto l’albero ci sta bene ugualmente.