In un momento storico dove la musica si consuma “a canzone”, scaricando i motivetti più in voga dalla Rete uno alla volta, e l’ultima generazione non solo non sa più cosa era un disco in vinile, ma neanche un cd, c’è chi fa il percorso al contrario. Come i granchi. È il caso Natalie Merchant, bellissima voce del gruppo americano 10,000 Maniacs (attivi negli anni Ottanta e primi Novanta,diventati famosi per aver proposto una cover unplugged di Because The Night di Patti Smith), titolare di una brillante seppur parca carriera solista (solo cinque dischi in una quindicina d’anni, l’ultimo dei quali pubblicato ben sette anni fa). Lei, senza paura alcuna, ha pubblicato in questi giorni addirittura un doppio cd, “Leave Your Sleep”, che è molto di più dei vecchi doppi ellepì di un tempo: si tratta infatti di ventisei canzoni per circa tre ore di musica.



E che canzoni. Con un’operazione che ha pochissimi paragoni nell’ormai lunga storia del rock, ha fatto una sorta di vademecum, un Bignami delle migliori musiche del mondo, partendo dalle tradizioni folk nord americane, poi quelle irlandesi, quelle ebraiche del klezmer, rivisitando la grande lezione dell’American Songbook (Gershwin, per dire un nome) e finanche quella di Tin Pan Alley, la canzone pop di fine anni Cinquanta, primi Sessanta. E poi ancora: reggae, rhythm & blues, gospel purissimo, jazz, dixieland. Una parola per definire questo disco, allora: capolavoro. In barba alle diavolerie tecnologiche, gli i-Phone, gli i-Pad, l’iTunes e compagnia bella. Non musica da ascoltare per coprire i rumori di metropolitana e traffico nella solitudine delle cuffiette, ma come un’opera di musica classica, da ascoltare come un momento di preghiera, per spingersi “oltre”. E aprirsi alla bellezza del mondo.



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Ritagliare tre ore per l’ascolto di un disco come questo diventerà allora necessità, non fuga dalla realtà. Che anche la parte dei testi ha un suo significato: per la prima volta Natalie Merchant non si affida a proprie composizioni testuali, ma sceglie poeti e anche scrittori per l’infanzia: poeti vittoriani inglesi, poesie per l’infanzia dell’America del primo Novecento, e poi Ogden Nash, E.E. Cummings, Robert Louis Stevenson, Christina Rossetti, Edward Lear, il gesuita irlandese Gerard Manley Hopkins fra gli altri. Crisi compositiva della cantante? No: “Quando ho cominciato a pensare a un nuovo disco” dice Natalie “mia figlia aveva già compiuto cinque anni. E mi faceva di continuo domande del tipo: che cosa succede quando moriremo? Ho cercato di rispondere a domande come quella in modo musicale”.



Che è uno dei modi migliori per avvicinarsi all’essenza della vita stessa. Con lei in questo viaggio straordinario musicisti ovviamente straordinari: dal jazzista Wynton Marsalis al trio Medesky, Martin & Wood, il Chinese Music Ensemble di New York e tanti altri.
Il disco è stato pubblicato anche in una versione singola contenente solo sedici invece dei ventisei brani dell’edizione completa.

 

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