Sono passati parecchi anni da quando Pat Metheny mi parlò di lui con grande ammirazione. Alcuni giorni fa, inaspettatamente, ho ricevuto in un anonimo pacchetto il suo ultimo disco “Emmanuel”, pubblicato per la Wide sound (WD183).

Ecco rivenire in mente parole, persone oramai lontane, emozioni, situazioni che Antonio Onorato con la poetica della sua musica ha fatto rivivere. È un dono di pochi evocare, far volare alto lo spirito, far rivivere nella musica volti, luoghi che non rivedremo mai più.



Una scelta, un percorso che il più delle volte porta alla solitudine e alla ricerca della spiritualità. Nei ringraziamenti Antonio cita come suoi maestri quattro straordinari chitarristi: Franco Cerri, Toninho Horta, Eddy Palermo e Pat Metheny, musicisti con i quali ha avuto la fortuna di collaborare e che hanno in qualche modo contribuito alla sua crescita artistica.



Il cd, doppio, si muove sulla linea del concept album. Il primo cd è dedicato a Michel Colombier, il grande compositore francese, il secondo, ai Nativi Americani. Si tratta di un grande disco, opera di un musicista e chitarrista di assoluto valore, che forse non ha eguali nel nostro Paese e che seppure sconosciuto al grande pubblico, vanta in Italia e all’estero numerosi estimatori.

L’ascolto dell’album è un susseguirsi di emozioni: dai brani orchestrali del primo cd, dove, alle splendide orchestrazioni, fa da guida la acustica a corde di nylon di Onorato (Emmanuel, Etoile, Ave Maria), a quelli elettrici dove Antonio rende omaggio a Carlos Santana (riproponendo Victor is Won) e a Vittorio De Sica, con una strepitosa versione elettrica di Munasterio e Santa Chiara, eseguita insieme ad alcuni elementi del suo primo e indimenticato quartetto (Mario De Paola alla batteria, Piero De Asmundis al piano).



Interessanti anche le soluzioni strumentali: Antonio, indiscusso maestro della breath guitar, ce ne rappresenta le possibilità in Space Jazz e nella malinconica Wakan. Di grande suggestione Io sono un’aquila, con la voce recitante di Enzo De Caro che, insieme al musicista apache Danny Mary Horses (flauto in He Plays Like The Wind) e al poeta cheyenne Lance Henson, impreziosisce il secondo cd.

Tanti grandi musicisti, citiamo, fra gli altri, Jo Amoruso, Paolo Vinaccia, Gianni Guarracino, Giorgio Savarase, gli sono vicini nel pennellare questo piccolo capolavoro.
Su tutti Antonio Onorato con il suo stile da sempre contraddistinto da una gioia melodica e da una vena compositiva unica e inconfondibile.

Un disco che merita di entrare nella vostra collezione per l’assoluta godibilità d’ascolto e la infinità di chicche per l’appassionato: quartetti d’archi, sonorità acustiche ed elettriche, felicità di tocco, orchestrazioni inattese per un disco italiano e tanta, tantissima gioia melodica che fanno di Antonio Onorato l’indiscusso alfiere del Jazz Napoletano.


Antonio Onorato con Pat Metheny