Raccontava Elvis Presley che in ogni momento che aveva libero, prima o dopo un concerto, quando era nella sua villa di Graceland, o in studio, tra una registrazione e l’altra, si sedeva al pianoforte e cantava dei gospel. Le sue parole sono documentate da alcune incisioni appunto di gospel, tra le più straordinarie di una carriera di per sé straordinaria. Che l’uomo che abbia dato vita alla “bestia” del rock’n’roll facesse ciò, cioè si dilettasse a cantare le vecchie canzoni religiose imparate da ragazzo in chiesa, non dovrebbe stupire.
Il rock’n’roll stesso nasce per grandissima parte, sia come stile musicale che come tensione emotiva, dal gospel. Il resto, nel dar vita al rock’n’roll, ce lo mise il blues, la musica di quelli rimanevano fuori, dalla chiesa. A volte facevano tutte e due le cose, andare in chiesa e altre volte restarne fuori. Diavolo e acqua santa, o per dirla alla Johnny Cash, peccato e redenzione, che è questo che in fondo è il miglior rock’n’roll. Questa miscela tra sacro e profano è ciò che rende la musica rock qualcosa di profondamente americano, con buona pace di chi nel resto del mondo si è sempre “dannato” a farla propria. Il senso del gospel non si è mai comunque del tutto perso nella musica rock.
Ecco perché il canale televisivo VH1 non ha avuto problemi a inserire Mavis Staples tra le 100 più grandi cantanti rock di sempre. Mavis Staples, di cui esce in questi giorni il bellissimo nuovo disco, “You’re Not Alone”. Ultima discendente di una delle grandi famiglie storiche della musica gospel, gli Staples Singers, guidata dal padre, il grande Pops Staple. I fan della musica rock li ricorderanno nel celeberrimo film degli anni 70, “L’ultimo valzer”, i conoscitori della musica nera americana li ricordano come uno dei maggiori ensemble di gospel di sempre, in prima linea nelle lotte per i diritti civili degli anni 60.
Mavis Staples, oggi 71 anni, continua a percorrere le strade del gospel, ma lo fa con il grande senso dell’avventura che ha sempre distinto gli Staples Singers. Ecco perché per il suo nuovo lavoro discografico si è fatta produrre da uno dei più geniali e coraggiosi rappresentanti dell’ultima leva della scena rock americana, Jeff Tweedy, leader dei Wilco. Entrambi di Chicago, hanno realizzato un disco che mette insieme gospel, blues, soul e rock.
Tweedy ha lavorato in modo rispettoso, preservando e dando tutto lo spazio necessario alla straordinaria vocalità di Mavis e il disco ha il caldo suono vintage di certe produzioni degli anni 70. Però è un disco che suona in gran parte come un disco rock, e il fatto che lo abbia inciso una cantante gospel, ci insegna una o due cosette su questa musica e su i suoi maggiori interpreti. Il fatto che Mavis abbai definito le registrazioni di questo cd “alcune delle più spirituali della mia vita” la dice lunga di quanto Tweedy abbia saputo preservare e valorizzare la spiritualità che scorre profonda nelle vene della musica rock.
C’è un grande senso di libertà che scorre per tutto il disco, della serie “divertiamoci e vediamo cosa viene fuori”. Quello che ne viene fuori sono brani come I Belong to the Band – Hallelujah: un ritmo vorticoso, degno delle migliori incisioni dei tempi della Motown, una voce possente, un ritmo incalzante ed ecco che si dispiega un rock’n’gospel a cui è impossibile resistere. E un titolo perfetto: "appartengo alla band", cioè appartengo alla musica. Alleluia. Grazie, Signore. Vi troverete a battere piedi e mani come se vi trovaste in una chiesetta da qualche parte, sperduta nel profondo sud degli States. Questo è rock’n’roll, del migliore e del più puro.
La title track invece, scritta appositamente per lei da Jeff Tweedy, è una malinconica ballata folk, dall’incedere acustico, ma tutto si compie nelle straordinarie armonie vocali che accompagnano la voce di Mavis Staples. Deliziosa è poi la ballata a metà tra soul e country music (si chiamava southern soul, una volta, questo genere) In Christ There Is No East or West: “Uniamo le mani abbiate fede perdonate il vostro nemico, in Gesù Cristo non c’è est o ovest”. E ancora: il Chicago Blues sporco e graffiante di Downward Road fa sembrare Mavis una sorta di Etta James, una dcioè delle più grandi cantanti blues di ogni tempo.
Per chi invece ha nostalgia del gospel verace, dai cori strabordanti, ecco Creep Down Moses, o ancora meglio Wonderful Savior: a cappella, solo voci che si rincorrono in una atmosfera fuori dal tempo. Un disco totale come si diceva una volta, un disco che, pubblicato nel 2010, suona fuori da ogni collocazione temporale. Come dovrebbe essere la musica di Dio, il gospel.