FIORELLA MANNOIA – IL TEMPO E L’ARMONIA – L’eleganza equilibrata che da anni dimostra nei concerti e nei suoi dischi Fiorella Mannoia, non è qualità a disposizione di tutti. Prendiamo le decine di piccole o medie interpreti che in questi ultimi tempi hanno bucato schermi e palcoscenici: chi di queste tante donzelle riuscirebbe a cantare Come si cambia o Pescatore senza sguaiarsi, senza banalizzare tutto, in un inseguimento spettacolare e noiosissimo di ugole e lacrime?
Niente da fare: con Fiorella si entra in un altro tipo di spettacolo. E se eleganza ed equilibrio (con qualche dose di distacco controllato) sono le qualità lampanti della Mannoia, allora il nuovo titolo della cantante romana, “Il tempo e l’armonia” (doppio cd live che contiene anche il bel video del concerto, con una serie di brani aggiuntivi, tra cui Sally e Lunaspina) ne è la celebrazione più convinta e convincente.
Tre elementi fanno grande un live: la scelta dei brani, l’interpretazione, l’esecuzione musicale. E in questo caso questi ingredienti qui sono miscelati accuratamente, in una confezione decisamente esportabile (la pochezza di grandi interpreti non è solo un male italiano). Merito di Fiorella, che raramente sbaglia il suo percorso di qualità e di contenuti e che a differenza del suo celebre Certe piccole voci (live del 1999), ha puntato su una produzione acusticheggiante e adatta al fascino di una situazione teatrale.
I titoli migliori di questo live? Senza dubbio fanno faville Cercami, splendida reinterpetazione di uno dei classici di Renato Zero, L’amore si odia, interpretata insieme alla giovane Noemi (voce rhythm’n’blues da non sottovalutare per il futuro) e Quello che le donne non dicono, per sola voce e pianoforte.
In scaletta ci sono anche Clandestino (quella di Manu Chao), Sorvolando Eliat, Una giornata uggiosa (direttamente da Battisti), I treni a vapore e la contiana Vieni via con me (presente solo nel dvd), che si trasforma in una ballatona bluesy che Fiorella affronta sensualissima, con tanto di cappello che sa tanto di Parigi anni Cinquanta; ma forse il titolo in cui i tre elementi – pezzo, interpretazione, esecuzione – creano la magia per cui vale la pena tenersi questo album in bella mostra di fianco al lettore cd è Oh che sarà, in una versione pura e acusticamente dolente, tra colori di bossa nova e sensibilità da musica da camera, roba che il Chico Buarque, autore, e Ivano Fossati (che della versione italiana è stato l’artefice) andranno entusiasti.
Inutile dire che il tutto si conclude con Il cielo d’Irlanda, tra applausi scroscianti, chitarre acustiche a sei e dodici corde e violini ad accompagnare una delle poche nostre vocalist che riesce a farsi ascoltare da generazioni così diverse di ascoltatori. Che Fiorella voglia fare concorrenza a Moranti?