CRISTINA DONA’ – TORNO A CASA A PIEDI – Una carriera ormai ventennale, dagli esordi avvenuti nel 1991, aprendo un concerto degli Afterhours. L’appartenenza, la sua, sin dagli inizi a una scena musicale, quella che per comodità è stata definita “indie rock”, insomma alternativa alla canzonetta popolare di uso e consumo di massa, ma anche ai cantautori storici.
È la storia di Cristina Donà, cantautrice italiana milanese con cinque dischi incisi dal 1997 ad oggi, un sesto in uscita in questi giorni (“Torno a casa a piedi”) e uno tutto in inglese pubblicato appositamente per il mercato anglosassone. E una dichiarazione, proprio di questi ultimi giorni, da parte sua, che ha fatto un certo scalpore, specialmente in quell’area di appartenenza musicale in cui si vorrebbe Cristina Donà appartenente a vita: “Sarei andata con piacere a Sanremo” ha detto “ma non mi hanno accettata”.
Cristina Donà a Sanremo? Ebbene sì, perché un disco come il suo nuovo lavoro avrebbe riportato finalmente in un contesto ormai svalutato e impoverito come il festivalone nazionale, quella dignità di canzone italiana autentica che gli manca da decenni.
Quando sul palco della cittadina ligure salivano personaggi come Modugno, Mina, Gino Paoli, Tenco e tanti altri. “Torno a casa a piedi” affranca la Donà da quell’area cult e apparentemente alternativa in cui si era trovata a muoversi fino adesso: è uno straordinario disco di grande canzone italiana, che riporta dignità al concetto di musica nazionale, con aperture variegate, dal pop di alta classe, al jazz, a influenze sudamericane, ai grandi maestri del passato citati poc’anzi.
Ma soprattutto con una concezione di italianità musicale a cui si spera in futuro le generazioni cresciute a talent show così poveri di contenuto, sappiano guardare per capire che è possibile fare musica in Italia con cuore e anima. Un disco che segna la maturità dell’artista, a livello musicale ma anche a quello lirico. Una donna, Cristina Donà, recentemente divenuta mamma, passaggi importanti della vita che si percepiscono forti nelle canzoni: “Questo è il disco più rivolto alla quotidianità che ho fatto finora” ha detto.
“Mi piaceva l’idea di usare metafore ed esempi che riportassero a questo. Anche i miracoli di cui parlo in una canzone (il singolo Miracoli, che ha anticipato l’uscita del disco) diventano gesti comuni e normali. Sentivo l’esigenza di un passo indietro, verso cose più terrene”. La canzone che dà il titolo al disco è quella che centra questo passaggio. Come dice lei stessa, “Tornare a casa a piedi è una scelta, non un imprevisto, è per me sinonimo di liberazione ed anche simbolo di libertà. È un momento di riflessione, di indipendenza, di autonomia. Durante lo spostamento a piedi è possibile osservare con più tranquillità le cose. Si possono meglio cogliere i dettagli che compongono la realtà, dove ogni scontata normalità nasconde, quasi sempre, lo straordinario, nel bene e nel male”.
E allora, per la capacità di coniugare il quotidiano con un senso sempre presente di mistero la normalità in cui si nasconde lo straordinario, come dice lei), per il gusto di affrontare soluzioni musicali ricche di aperture inaspettate, apparentemente bizzarre ma invece profondamente colte, Cristina Donà viene voglia di nominarla una sorta di Vinicio Capossela in gonnella. Stesso gusto per uno sguardo incantato di fronte alla normalità che nelle loro canzoni assurge a qualcosa di magico. Buon esempio è la canzone che dà il titolo al disco, resoconto di una quotidianità che si stupisce della propria normalità, ben sorretta da una intro pianistica e aperture soniche travolgenti.
E se l’iniziale Miracoli è una scorribanda fiatistica di grande respiro, le sospensioni jazz di Un esercito di alberi lasciano andare un respiro musicale di tensione purissima, mentre incanta la malinconia un po’ brasiliana di In un soffio, così come l’andamento morriconiano (quel fischio iniziale) della ballata Più forte del fuoco. Mentre irresistibile è l’andamento un po’ hip-hop, un po’ swing della divertente Giapponese (L’arte di arrivare a fine mese). Di grande bellezza è poi la title-track, dove la Donà raggiunge certici musicali di impatto elevato.
E un verso, quasi zen nella sua espressività, che resta a monito della capacità unica di questa donna di guardare alla vita, quel versoche spunta fuori da Un esercito di alberi, forse il pezzo più riuscito del’intero disco: “Proteggi la mia testa dai ricordi inutili” a cui fa da incalzo il verso successivo: “Tu esplodi nel mio cuore come una preghiera”. Davvero la musica italiana può essere fiera di Cristina Donà.