Il video clip che li ha annunciati prima ancora che il disco di debutto fosse nei negozi, è una strepitosa istantanea di un momento generazionale, ma anche di più. E’ una divertente, ma anche implacabile, fotografia di un modo di essere, di intendere sentimenti tra i più delicati dell’essere umano. Nel video, componenti della band e un gruppo di giovani assortiti hanno lo sguardo perso nel vuoto, stanno seduti vicini, ragazzi e ragazze, ma ognuno guarda nel vuoto, come quando ogni forma di dialogo è definitivamente tramontata. Anche i musicisti, mentre suonano e cantano, sembra non abbiano più alcuna forma di intercomunicazione. Verso la fine del video, tutti quanti cominciano a spargere lacrime finendo in un pianto a dirotto.
Chi ha prestato attenzione al titolo della canzone, continuamente ripetuto nel ritornello, avrà chiaro quanto sta accadendo: Post Break Up Sex si intitola la canzone e questi sono i sintomi da “post break up sex”. A differenza di quanto una mentalità del sesso libero e da pronto consumo sparge da decenni a questa parte, la realtà umana è fatta di piccole, imprenscindibili cose contro cui si va a sbattere – sempre – il naso. Così del “sesso da post relazione” fatto, come dice la canzone, “per dimenticare il tuo ex” non restano che lacrime amare. “Che cosa ti aspettavi dal sesso da dopo relazione?” chiedono i Vaccines, gli autori del brano.
Ultimi arrivati nella sempre rigogliosa scena musicale inglese, quella che – a volte con troppa leggerezza – annuncia “the next big thing”, cioè la nuova rivelazione, ogni due per tre, sbagliando spesso due volte su tre, questi quattro ragazzi sono invece autori di uno dei dischi più accattivanti, innocenti, dannatamente divertenti da anni a questa parte. Quello dei Vaccines è un rock’n’roll semplicissimo, con brani che durano – udite udite – anche un solo minuto e mezzo. Era dai tempi dell’esordio degli americani Ramones (era – urca – il 1976) che non si udiva in un disco rock ricco di tanta sfrontata freschezza.
E dai Ramones questi ragazzi londinesi pescano abbondantemente, mettendoci poi la loro inglesitudine che sa di tristezze post punk alla Joy Division (la voce triste de leader Justin Young), di accelerazioni devastanti con muri di feedback sonico che sanno tanto di Jesus and Mary Chain così il ritmo irrefrrenabile di certe canzoni dei Clash. Ma sanno metterci anche una capacità compositiva ad alto tasso pop, degno dei grandi gruppi vocali che negli anni 60 produceva Phil Spector.
Il risultato è “What Did You Expect from the Vaccines”, l’esordio dell’anno che si candida a diventare uno dei migliori dischi di questo 2011. Un disco irresistibile dunque, una manciata di singoli irruenti e saltellanti, dall’iniziale Wreckin’ Bar (Ra Ra Ra) alla potente If You Wanna, che fa dell’apparente positività di approccio musicale solo un biglietto da visita: perché i Vaccines lasciano trapelare come quasi tutti i loro coetanei (quelli, almeno, che sanno ancora tenere desto il cuore) un senso della malinconia che immancabilmente rimanda a qualcosa. D’altro. Non è solo rock’n’roll, per questo ci piace.