Giovani cantautrici crescono. La storia di Terra Naomi (originaria dello Stato di New York, attiva sulle scene musicali americane da inizio anni Duemila, appena terminato il college) è una bella storia, simile eppure diversa a quelle di tante colleghe. Dopo aver fatto l’usuale gavetta comune a tante di loro (esibizioni nella scena del Greenwich Village newyorchese, pubblicato un disco autoprodotto nel 2002 ed essersi trasferita nella più promettente Los Angeles nel 2003) ha un’idea sulla carta piuttosto pazza, ma che la fiducia nelle nuove tecnologie massmediatiche la convince a verificare.
Nel 2006 decide di affidarsi a YouTube, il popolare canale televisivo di Internet per quello che lei chiama “Virtual Summer Tour”: postare, cioè, ogni giorno una canzone diversa eseguita dal vivo nella sua cameretta. L’esperimento ha un successo incredibile: oltre 15 milioni di visitatori la ascoltano e la canzone Say It’s Possibile diventa un piccolo inno della generazione Internet.
Nel 2007 viene premiata come vincitrice della prima edizione degli YouTube Video Awards, guadagnando apparizioni nelle più importanti trasmissioni televisive americane.
Quindi un disco con una delle maggiori case discografiche internazionali (“Under the Influence”) e un invito a partecipare al Live Earth, il mega concerto allo stadio di Wembley a Londra organizzato da Al Gore a fianco di grandi nomi come Metallica, Madonna, Red Hot Chili Peppers e tanti altri. La sua musica è un piacevole collage di sonorità pop e rock, con uno sguardo a nomi come Alanis Morissette e alla grande tradizione della canzone d’autore nord americana.
Ed è grazie a Internet che Terra Naomi sarà in Italia per la sua prima serie di concerti, contattata e invitata da un gruppo di appassionati dell’Umbria e delle Marche.
Parte degli incassi sarà devoluta ad AVSI, organizzazione non governativa nata nel 1972 e impegnata con oltre 120 progetti di cooperazione allo sviluppo in 37 paesi del mondo. Abbiamo parlato con lei in esclusiva per saperne di più.
Come era la scena musicale al tuo arrivo a New York nei primi anni del Duemila?
La scena musicale a New York è sempre una bella scena, ci sono talmente tanti ottimi locali per suonare. Penso a posti come il Sidewalk Cafe il Living Room, nell’East Village. Quando ho cominciato, era lo stesso periodo in cui stavano cominciando le loro carriere artiste come Regina Spektor e Norah Jones.
Quando hai cominciato a scrivere canzoni tue? Che musica ascoltavi, crescendo?
Ho cominciato dopo l’università. Quando andavo al college ho studiato canto operistico, ma non mi ha mai veramente appassionata. Non nel modo in cui mi aveva appassionato il rock’n’roll. Da ragazza ho ascoltato molto blues, country e rock. Artisti come Sam Cooke, Aretha Franklin, Johnny Cash, Bob Dylan, Joni Mitchell, David Bowie, gli Stones. Sicuramente mi hanno tutti influenzata molto.
Poi ti sei spostata a Los Angeles…
Conobbi un produttore che mi invitò lì. Ci vivo ancora, anche se New York mi manca molto. Mi piacerebbe vivere in entrambe le città.
Come nacque l’idea del “Virtual Summer Tour”? Ti aspettavi un tale successo di ascolti?
Stavo organizzando un nuovo tour attraverso gli States, ma era un brutto periodo, con la crisi economica il prezzo della benzina era volato alle stelle e mi mancava il supporto di una agenzia di concerti. Decisi di filmarmi mentre cantavo una canzone diversa ogni giorno e di postare i video su YouTube. Mi aspettavo un paio di migliaia di ascoltatori, non mi sarei mai aspettata di averne milioni e milioni!
Pensi che le nuove tecnologie e i nuovi media siano una buona occasione per gli artisti indipendenti come te? Pensi che il mondo della musica sia totalmente diverso oggi da come lo era negli anni Sessanta e Settanta?
La musica oggi è decisamente diversa. Il music business è sempre stato un business, le case discografiche sono sempre state interessate all’aspetto economico, ma adesso è soprattutto un affare economico e artistico solo in secondo piano. Negli anni Sessanta e Settanta le case discografiche aiutavano i musicisti a crescere, sapevano riconoscere gli artisti che avevano davvero qualcosa di speciale e li sostenevano economicamente. Allora il talento era ritenuto una cosa importante. Adesso conta meno il talento e di più la possibilità di vendere. Il successo radio è destinato solo a canzoni prive di contenuti e che sono tutte simili alle altre.
La canzone Say Its Possible è quella che ti ha resa famosa. Come è nata?
La scrissi dopo aver visto il film di Al Gore (“La sconveniente verità”). Mi svegliai una mattina e la scrissi, senza neanche pensare a quello che stavo dicendo fino a che non terminai.
Il messaggio della canzone è quello di cercare di attaccarsi a qualcosa o a qualcuno, cercando di credere che qualcosa sia possibile, sperando per il meglio quando si ha a che fare con una realtà difficile.
Si può dire che le tue canzoni siano di contenuto autobiografico?
Sì, mi ispiro alla mia vita e alle cose che mi succedono. Scrivere è sempre diverso: a volte semplice, altre difficile. Alcune canzoni sembra si scrivano da sole, altre mi girano in testa per anni e ancora devo finirle.
Stai lavorando a un nuovo disco?
Al momento è disponibile su Amazon.com e ITunes un EP di sei canzoni intitolato “You for Me” che ho pubblicato a ottobre. Ai miei concerti vendo anche un disco acustico intitolato “Go Quietly”.
Com’è stato prendere parte a un evento visto da milioni di spettatori come il Live Earth?
E’ stata una delle più incredibili esperienze della mia vita. Prima di questo, il pubblico più numeroso davanti a cui mi ero esibita era di 1.500 persone. Quella volta ce n’erano 75.000… ero terrorizzata!
Molto più di quanto pensavo avrei potuto essere. Continuavo a pensare a tutte le cose che avrebbero potuto andare storte e come me la sarei cavata… Ad esempio se avessi dimenticato le parole, se fossi inciampata sul palco… Guardare un pubblico così vasto era surreale. Corinne Bailey Ray si esibì prima di me, e io ero lì al fianco del palco: mi calmai un po’ perché sapevo che lei era nervosa come me. Poi, una volta suonato il primo accordo e cantato la prima nota, l’istinto ha preso il sopravvento e mi sono divertita molto.
I miei genitori, i miei fratelli, e anche gli zii volarono apposta dagli Stati Uniti per essere lì con me e fu un momento davvero fantastico.
Questo tour sarà la prima volta che vieni in Italia?
No, ci sono già stata. Ho passato del tempo a Roma e in Toscana, in passato. Avevo un amico italiano a Londra, quando vivevo lì, e andammo a trovare la sua famiglia a Roma diverse volte. Ogni volta tornavo con confezioni di burrata e Parmigiano reggiano… e pasta naturalmente. Adoro il cibo italiano. Conosco anche un po’ della vostra musica. Ho studiato opera italiana al college.
Ho sempre sognato di esibirmi in un teatro dell’opera in Italia e sapere che potrò esibirmi in alcuni teatri rende tutto ancora più speciale… Conosco anche alcuni cantanti italiani moderni, ad esempio Elisa. Sarebbe divertente fare un duetto con lei.
Terra Naomi Tour:
11 Dicembre 2009 – Fabriano – Teatro Gentile
12 Dicembre 2009 – Perugia – Teatro del Pavone
14 Dicembre 2009 – Roma – Teatro Manzoni
16 Dicembre 2009 – Imola – Madison Town
17 Dicembre 2009 – Bologna – La Scuderia
18 Dicembre 2009 – Rimini – Satellite Music Club
19 Dicembre 2009 – Monte Castello di Vibio (Perugia) – Teatro della Concordia
20 Dicembre 2009 – Montesilvano (Pe) – Grand Hotel Adriatico – Conference room
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