Tra centinaia di persone ho potuto godere dell’apertura della tournée dei Decemberists all'”Hollywood Palladium” di Los Angeles, uno spettacolo non abituale per Colin Meloy e compagni, che hanno presentato il loro ultimo lavoro, “The Hazards of Love”, in tutta la sua interezza.
Un album intrigante, un’“opera rock” (clicca qui per leggerne la recensione) diversa da tutto ciò che il gruppo ha prodotto finora, un coraggioso tentativo di andare oltre il confortevole e conosciuto contesto musicale a cui ci avevano abituato. Bisogna dire che hanno fatto un fantastico lavoro presentando l’intera “The Hazards of Love” dal vivo.
Lo spettacolo, iniziato alle nove di sera, ci ha condotto nel favoloso viaggio di William e Margaret, esperienza che dal vivo è si è rivelata molto più forte e coinvolgente che nell’ascolto dell’album. L’esecuzione e l’arrangiamento sono stati fedeli alla versione registrata, con poche variazioni: lo splendido risalto dato alle percussioni in The Rake’s song, con quattro del gruppo sul palco a suonare i tamburi, e The Hazards of love 3 usato come intermezzo per risistemare la scena, mentre il coro preregistrato dei bambini malediva the Rake.
La sorprendente miscela di testi, musica, coreografia e rappresentazione teatrale messa insieme dai Decemberists è stata ancor più valorizzata dalla bella esecuzione di Lavender Diamond’s Becky Stark e My Brightest Diamond’s Shara Worden.
Sono rimasto particolarmente impressionato dalla presenza scenica e vocale di Shara, che ha offerto una magnifica interpretazione dell’inquietante “Regina della Foresta”, madre adottiva di William.
La perfetta pianificazione del cambio degli strumenti, merito degli assistenti di scena, ha reso fluida la “narrazione”, benché con qualche piccolo problema tecnico (l’eccessivo ritorno della fisarmonica durante Annan Water e i problemi con le chitarre in An Interlude). A parte questo lo spettacolo è stato assolutamente grande, considerando che si trattava della prima tappa di una lunga tournée.
I punti salienti sono stati una splendida versione di The wanting comes in rage/Repaid, l’esecuzione incredibilmente potente di The Rake’s song, The Adbuction of Margaret e di The Queen’s Rebuke / The Crossing, insieme al grande canto finale The Hazards of Love 4.
Poi la band si è concessa venti minuti di sosta prima di tornare in scena.
La seconda parte dello spettacolo è stata una storia completamente differente. Meloy ha salutato gli spettatori (la prima parte era stata eseguita senza interruzioni, né saluti al pubblico) e ha dato avvio a uno spettacolo essenzialmente acustico e più intimo. Dopo il forte impatto teatrale e musicale della prima parte, il gruppo è apparso più rilassato e nell’ora successiva è stato come ritrovarsi con vecchi amici ad ascoltare storie ben conosciute. La serie è iniziata con l’inevitabile Los Angeles I’m yours, seguita da July July, Eli the Barrel Boy e da un’intensa versione di We Both Go Down together.
L’intera band si è poi presentata sul palco per If Could Only Win Your Love (una cover di Emmylou Harris interpretata da Becky Stark con Chris Funk alla slide guitar).
L’atmosfera è stata a questo punto sottolineata da Meloy («Qui sembra di essere a una rassegna country!») prima di passare a qualcosa di un po’ diverso (Yankee Bayonnet con Shara Worden, Dracula’s Daughter e O Valencia) fino al culmine finale di Boys and Daughter. Per quanto riguarda i bis, dopo il duo Maloy-Moen per The Rain Coat, il saluto finale a una folla acclamante è stato bello e appropriato (per tutti noi “gente di Hollywood”) I Was Meant For the Stage.
(Carlo Torniai)