“The Great Escape in Brighton” è un festival di tre giorni (da giovedì a sabato) per gruppi emergenti e artisti affermati della scena inglese e internazionale, a un’ora di treno da Londra. E molto di più.
Durante il giorno si susseguono seminari in cui delegati scelti tra vari ambiti dell’industria musicale (editori, discografici, manager, agenti, ecc.) discutono i più attuali e importanti aspetti del music business. Al calar del sole in una trentina di locali una mezza dozzina di artisti suonano dal vivo davanti a un pubblico misto di fan e adetti ai lavori.
Il botteghino ha registrato un eccesso di 1.800 delegati, tra artisti e discografici, già il primo giorno, e la sera di giovedì i locali erano alquanto pieni. In una parola: un successone.
Personalmente ho iniziato la serata sentendo Rosie and the Goldbug, in un piccolo locale in riva la mare, “The Arc”, con una settantina di persone fradicie per la pioggia. Dopo una paziente attesa dovuta all’impianto malfunzionante, la bella Rosie si è rivelata molto brava e adatta al volume notevole di basso e synth (link on MySpace).
A breve ho dovuto di nuovo sifdare la pioggia e dirigermi al “Brighton Coalition” per vedere Dimbleby and Capper, come suggeritomi da Huw Stephens, DJ di BBC Radio1, con cui avevo cenato a base di sushi (costa e non sfama, certo non una mia scelta!) insieme a un gruppo di gallesi tra cui spiccava il produttore dei Manic Stret Preachers Greg Haver. Purtroppo siamo arrivati tardi e abbiamo sentito solo l’ultimo brano, veramente eccezionale, con la voce solista accompagnata quasi esclusivamente dai coro e dalla sezione ritmica. Un’atmosfera sicuramente essenziale e suggestiva (link on MySpace).
Meno positiva la mia impressione dei Mirrors, nati dalle ceneri dei Mumm-Ra, il cui disco d’esordio (l’unico) era stampato dalla Columbia Records, ma ancora senza contratto in questa nuova reincarnazione. A parte il fatto che sono uguali ai White Lies ma con canzoni peggiori, non credo proprio che nel 2009 ci sia bisogno di un surrogato dei Joy Division! (link on MySpace).
A farci tornare il sorriso ci ha pensato Killa Kela. Seppure non in forma smagliante, il beat boxer di origine greca ha mostrato tutto il suo talento, vomitando una seria impressionante di suoni dalla bocca e cantandoci sopra… C’era un motivo se qualche hanno fa era considerato uno dei migliori al mondo, invitato in tour anche da Pharrell Williams dei Neptunes! (link on MySpace).
Nel dirigersi vero l’”Ocean Rooms” abbiamo incrociato il boss dell’etichetta Best Before Records, Anthony, infuriato perchè gli organizzatori avevano dato al suo gruppo un locale troppo piccolo e c’era la coda fuori di fan che non riuscivano ad entrare. Peccato perchè i Danananaykroyd sono un gruppo che merita! (link on MySpace).
Dopodichè i Perfect People (anche loro nati da un’altra band, i Clik Clik) ci hanno deliziato con il loro pop leggero e preciso mentre al piano inferiore del locale i Filthy Dukes mandavano in delirio il pubblico, per la maggior parte di trentenni stempiati, con un incredibile valanga di suoni e una prestazione così energica da far letteralmente scaturire scintille dai muri! (link I on MySpace; link II on MySpace).
Altri artisti hanno suonato fino alle prime ore del mattino, ma dopo un salto al bar del Queens Hotel, dove i delegati piu’ rock’n’roll continuavano a bere birra all’alba delle 2 ho pensato che andare a dormire era l’opzione migliore. Venerdì sembrava essere una giornata allettante, con Daniel EK, fondatore di Spotify, in un’untervista esclusiva e il tanto atteso “processo alle etichette discografiche”.
(Peter DeBrando Chiesa)