Non capita spesso a un concerto di avere la sensazione di poter tornare a casa dopo la prima canzone e non perchè la band non sia all’altezza, ma per l’appagamento che si ha dalle prime note, che anticipano chiaramente cosa succederà nella serata.
La tappa dell'”Anniversary Tour” degli Explosions in the Sky all’Hollywood Palladium è stata una di queste occasioni di grande soddisfazione fin dal principio.
L’iniziale The Only Moment We Were Alone, dal loro album più famoso “The Earth is not a Cold Dead Place”, sono stati dieci minuti di potente e coinvolgente sintesi con tutte le caratteristiche essenziali della band di Austin (Texas).
Il prosieguo del live (con A Song For Our Fathers da “How Strange, Innocence” e The Birth And Death Of The Day da “All of a Sudden I miss Everyone”) ha confermato le ottime sensazioni dell’esordio. Il post-rock sa avere molti gusti e diverse sfumature.
Ciò che ho sempre apprezzato degli Explosions (come dei 65 Days Of Static, Mogwai o Do Make Say Think) è il loro semplice senso della melodia unito a complesse intuizioni musicali,  la loro “purezza” nell’evitare l’intrusione di loop o di campionamenti e il loro imponente uso delle chitarre.
E questo concerto, costruito attorno ai loro più grandi successi, è stata la dimostrazione della loro abilità nel ricreare dal vivo l’atmosfera e le sensazioni delle incisioni in studio. Non è facile capire se la musica del quartetto di Austin sia stata ascoltata e seguita attentamente in tutte le piccole sfumature che rendono diversi riff all’apparenza identici o accattivante una melodia sepolta sotto due strati di chitarra distorta, ma l’incredibile risposta del Palladium non ha deluso la band.
Niente luci, niente effetti specaili, nessuna parola di presentazione tra una canzone e l’altra, solo un’ora e mezza di cavalcata selvaggia attraverso i tipici walls of sounds che colpiscono dritto allo stomaco, seguiti dal sollievo di semplici riff di chitarra, poi ancora di corsa spinti dalla potenza della batteria e delle feedback guitars.
Per chi non conosce la musica degli Explosions In The Sky  – come la maggior parte delle post-rock bands –  è strumentale e ha come colonne fondamentali la chitarra e la batteria.
È musica che difficilmente  rende bene dal vivo. Giù il cappello a chi è riuscito questa sera a catturare le 4.000 persone che hanno affollato il Palladium in piedi, in silenzio. 
È forse il grande merito del post-rock: reintrodurre il concetto di “ascolto” che, per ironia, troppo spesso è l’ultima cosa che accompagna la musica.



(Carlo Torniai)

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