La Fondazione Musica per Roma ha promosso una stagione di Musica contemporanea che si intreccia con il Progetto Calliope, iniziativa del Comune di Roma, nel quale sono coinvolte diverse istituzioni culturali, anche straniere. Da questa sinergia sono nate diverse serie di concerti, mostre, masterclass, convegni, incontri.  



Ricco e di altissimo livello il cartellone di “Contemporanea”  che permette di scoprire artisti e tendenze musicali per conoscere i quali si dovrebbe fare veramente il giro del mondo, attraversando tutti i continenti.

“La stagione è un unicum nel panorama italiano – ci spiega il suo curatore, Oscar Pizzo –  da ottobre a giugno offriamo una ventina di concerti al Parco della Musica di Roma abbinati al Progetto Calliope che sviluppa, in qualche modo, i concerti-madre. Quando si parla di musica contemporanea si pensa subito a musica di difficile ascolto. Così abbiamo pensato di abbinare l’idea di contemporaneità della musica a diversi aspetti di tradizioni che il pubblico conosce. Abbiamo cercato di destare interesse verso il linguaggio contemporaneo attraverso l’utilizzo sapiente e intelligente di diversi rimandi.



Non abbiamo pensato solo  allo sviluppo della musica contemporanea intesa come la musica del nostro secolo o del secolo passato,  ma abbiamo cercato e cerchiamo di trovare interazioni”. E’ nata così, per esempio, la collaborazione di Contemporanea con il Festival delle Scienze. “Sono concerti molto particolari – precisa Rizzo –  che possono sussistere con la matematica, con la musica antica e popolare, con il teatro e la letteratura. Il nostro obiettivo è quello di informare il pubblico il più possibile e renderlo anche felice.

Tutto dipende dalle scelte che si fanno e come si contestualizzano. Come ha dimostrato il grande successo di Steve Reich, una serata che si annunciava non facile. La musica contemporanea può risultare ostica e, in certi casi,  lo è.  Per molti aspetti è come il  sushi: se si abusa in quantità di un certo pesce si può stare molto male. La musica contemporanea è come quel pesce: c’è altissima qualità, ma se viene dosata male o se ne abusa in quantità, fa stare male le persone…



Anche per le cose molto raffinate è importante la misura, se diventa abuso non se ne capisce il valore”.

Oscar Pizzo è diplomato in pianoforte e si è specializzato, negli anni ’90, a Darmstadt in musica contemporanea dove poi ha anche insegnato.  La scuola di Darmstadt è storicamente la fucìna dove ha preso corpo, all’inizio del ‘900, la “Neue Musik”, la nuova musica, corrente che si contrapponeva alla tradizione romantica europea del XIX secolo. La Nuova Musica ha introdotto importanti elementi stilistici e formali, come l’atonalità e la dodecafonia.

Nel secondo Dopoguerra a dominare i Corsi estivi di composizione per la Nuova Musica è stata la tecnica di composizione seriale che ha avuto in Olivier Messiaen il caposcuola. Tra i suoi allievi vi sono, tra gli altri,  Pierre Boulez, Luigi Nono, Bruno Maderna e Luciano Berio. E proprio con Berio si è formato a New York (presso la Julliard School) Steve Reich che, negli anni ’70, ha dato vita con Terry Riley e Philip Glass al Gruppo dei minimalisti il cui lavoro si fonda su un’idea di base del tutto originale:  ripetizione di brevi frasi musicali in trasformazione continua.

 

Serata-evento quella “Steve Reich. City Life” piena di emozioni , una visita di New York del tutto particolare con la Sala Sinopoli del Parco della Musica di Roma che ha fatto registrare praticamente un tutto esaurito con un pubblico massimamente eterogeneo con più generazioni rappresentate, dalle più giovani a quelle più mature.

Pubblico attento ed entusiasta di una musica certamente non facile, come si diceva, ma di straordinaria presa. Al successo della serata ha contribuito l’entusiasmo, evidente, dei giovani, bravi e tutti italiani musicisti, protagonisti-interpreti, della serata.   Come ci ha detto Tonino Battista, che il concerto ha diretto, sono state “partiture amate particolarmente perché hanno un fascino indiscutibile, anche epidermico, perché nella semplicità del concetto minimale c’è la complessità dell’articolazione strutturale nella quale si rivela l’artigiano maestro raffinato. L’analisi della partiture svela anche una profondità di pensiero che non è manifesta ma che, invece, è enorme. Nella musica di Reich confluiscono diverse culture e di epoche diverse”.

Questo appuntamento della stagione “Contemporanea” è stato anche vero evento per la possibilità di ascolto di un lavoro inedito di Reich. “E stato possibile -sottolinea il Maestro Battista- grazie al meticoloso lavoro e alla cura particolare di ogni progetto profusi da Oscar Pizzo, il direttore artistico di Contemporanea, e anche in virtù della stima personale che Steve Reich ha per lui”  il musicista americano ha concesso l’esecuzione in prima assoluta della versione integrale di “2×5”, partitura per dieci strumenti.

Di questo brano esiste anche una versione per cinque esecutori con le altre sezioni registrate su nastro dedicata al gruppo americano underground Bang On A Can. Per Battista “questa composizione ha una pulsazione costante, metronomica e inesorabile, che non concede la possibilità del minimo errore nei suoi 27 minuti esatti di durata”. Partitura di grande complessità ,“2×5” è un brano vertiginoso che catapulta il pubblico in un volo in verticale tra i grattacieli di New York, città molto cara a Reich e alla quale rende omaggio con la celeberrima “City Life”, geniale e innovativa pagina musicale con la quale si è conclusa la serata.

 

Di straordinario impatto visivo il brano di apertura della serata, “Electric Counterpoint”, che ha visto schierarsi quindici chitarristi, tutti giovanissimi e in gran parte provenienti da Conservatori e Scuole di musica di Roma, che hanno eseguito con straordinaria partecipazione e bravura questa storica composizione, dallo spessore sinfonico, che Reich ha pensato per Pat Metheny. “Si realizza anche qui -dice Battista- la metafora del suono. La musica colta del ‘900 e dei  nostri giorni riesce a reinventare il linguaggio stesso dei suoni e dei rumori. La musica contemporanea non è vincolata per sua natura agli stereotipi e, in apparente paradosso, è anche aperta a raccogliere tutti gli stereotipi. La molteplicità e il pluralismo dei suoi linguaggi  porta alla misura e al confronto delle interpretazioni più diverse che ci possono essere. ” 

“Contemporanea”, al suo quarto anno di vita e dal successo crescente conquistato in consensi di pubblico e critica, per la stagione 2009-2010 ha messo a segno un nuovo importante traguardo: la costituzione del PMCE, Parco della Musica Contemporanea Ensemble, formazione stabile che conta circa 35 musicisti, quasi tutti molto giovani. Il suo direttore principale è Tonino Battista. 

In maggio “Contemporanea” ospiterà il Kronos Quartet e il cantante azero Alim Qasimov protagonisti di “Azerbaijan Night”.  Qasimov, per la prima volta in Italia,  è stato riconosciuto dall’Unesco come artista patrimonio dell’umanità e le sue interpretazioni del Mugam (antico canto religioso-mistico) sono considerate storiche. E ancora “Le Testament”, la poetica musica di Ezra Pound con due prime esecuzioni assolute e una prima europea.
 
Per la prossima stagione il cartellone si annuncia ancora più ricco con collaborazioni prestigiosissime: Pierre Boulez, Renzo Piano, Arvo Part, il cantore del Dalai Lama, Franco Battiato. Tra i progetti anche una produzione discografica che impegnerà il PMCE su un’opera di Luciano Berio. 
In ottobre l’Ensemble sarà in Argentina per una tournée. Ci sarà poi  l’esecuzione, in prima assoluta prevista per febbraio 2011, alla Concert House di Berlino di un’opera della compositrice romana Lucia Ronchetti.