Nostalgia anni Ottanta? Nessun problema: ci hanno pensato i Madness a scaldare una primavera non ancora realmente sbocciata, al Palasharp di Milano lo scorso 8 maggio. La serata è stata aperta dagli Skiantos con il loro rock demenziale. Precursori dei più conosciuti Elio e le Storie Tese, hanno avuto un relativo successo soprattutto nei primi anni Ottanta con la distorsione di certo gergo giovanile e slogan atipici. Tra le canzoni proposte non sono mancate classici del gruppo come Mi piaccion le sbarbine, Gelati, Kakkole, Italiano terrone ti amo. Roberto Antoni, storica voce della band, ha ulteriormente animato la loro esibizione: vestito a cipolla con diverse magliette, svelava, in un inconsueto spogliarello, i motti del gruppo. La performance è terminata con la proposta di nuovi slogan “politici” per la città di Milano tra cui “- coccole + caccole” e “- Moratti + Moretti”.
Finalmente sono arrivati i Madness, vestiti nella classica uniforme ska con camicia bianca su vestito nero e rigorosi occhiali neri. Acclamati dalla gente, ormai spintasi in massa sotto al palco, il vocalist Graham McPherson ha attaccato con Un passo avanti, traduzione in italiano del loro storico pezzo One Step Beyond, brano simbolo del movimento revivalista ska degli anni Ottanta. Il gruppo londinese ebbe il primo grande successo proprio con il singolo One Step Beyond nel novembre 1979, brano che rimase nella classifica inglese per 78 settimane consecutive. Il momento di maggior successo sarebbe durato fino al 1983 con l’uscita dal gruppo di Bedford (il bassista) e successivamente di Barson (il tastierista) che causarono la separazione temporale del gruppo nel 1986.
I Madness sarebbero tornati in pista già nel 1992 per il periodico evento live al Finsbury Park di Londra, rinominato dai fan “Madstock”, con un gioco di parole tra Madness e Woodstock. Nel 1999 l’album “Wonderful” li riporta nuovamente nelle classifiche britanniche. Dieci anni dopo, il trentennale della carriera, festeggiato nel 2009 con il disco” The Liberty of Norton Folgate”. Al Palasharp i ritmi del gruppo scuotono il pubblico che ha risposto con grida di incitamento e balli non stop a marcia di ska.
Nella loro esibizione hanno ripresentato pezzi famosi tra cui Baggy Trousers, Our House, It Must Be Love, House of Fun e Night Boat to Cairo, quest’ultima, canzone finale del concerto, è stata un omaggio a tutti quelli tra il pubblico avevano comprato come gadget il fez, cappellino arabo di colore rosso con cui uno dei Madness appare nel video dello stesso brano. L’abilità dei Madness è stata quella di mantenere una certa anima musicale ska degli anni Ottanta (meglio conosciuta come “2 tone ska”, suonata anche dai contemporanei The Specials, Bad Manners, Selecter e Beat) aggregandola a ritmi maggiormente pop e più in voga degli anni Novanta e 2000.
Per questo motivo i Madness sono stati anche musa ispiratrice di numerosi gruppi tra cui gli americani No Doubt, ma anche di gruppi nostrani come gli Statuto che hanno iniziato ad avere un relativo successo nei primi anni Novanta con la loro partecipazione al festival di Sanremo con la canzone Abbiamo vinto il festival di Sanremo e successivamente con la cover della hit dei Madness Un passo avanti.
(Marco Frigeri)