“Get Ready To Zappa. The Roman Concert” è il titolo del concerto realizzato da Musica per Roma nell’ambito della rassegna Contemporanea, uno straordinario tributo a un musicista assolutamente fuori da qualunque regola, geniale creatore di musica “de-genere” (come annotava Carmelo Bene) ovvero non etichettabile, frutto di una sana pazzia artistica e di una talento fuori dal comune che ha composto musica con “…angeli quali Elmore James alla sua sinistra e Igor Stravinsky alla sua destra affidando ruoli e funzioni agli strumenti con le più folli regole…”, come ha scritto Tom Waits, a proposito de “The Yellow Shark” di Zappa, elencando i suoi 20 album più amati di tutti i tempi.
La serata ha offerto al pubblico romano anche la possibilità dell’ascolto di brani postumi mai eseguiti prima, e messi a disposizione dallo Zappa Family Trust, facendo registrare ben quattro prime mondiali.
L’eccezionalità della cosa è stata anche sottolineata dalla presenza di Gail Zappa, la vedova del musicista, che ne cura l’archivio e, con molta passione e altrettanto rigore, continua nell’opera di divulgazione delle sue composizioni.
Dodici i brani in scaletta che hanno impegnato non poco il PMCE Parco della Musica Contemporanea Ensemble diretto per l’occasione da Jonathan Stockhammer, uno degli ultimi collaboratori di Zappa insieme al quale ha lavorato con l’Ensemble Modern, compagine tedesca fondata a Francoforte nel 1980 e divenuta tra le realtà più accreditate al mondo per l’esecuzione di musica contemporanea. E proprio nell’Ensemble Modern Zappa trovò l’orchestra ideale, un’orchestra che riusciva a eseguire fedelmente la sua musica, a capirne le istanze più segrete. A completare il cast della serata c’era David Moss, trascinante performer e funambolico vocalist zappiano.
Nonostante il tempo delle prove non sia stato del tutto sufficiente data la complessità delle partiture, come ha sottolineato Gail Zappa, alla quale abbiamo chiesto se era rimasta soddisfatta dall’esecuzione, il M° Stockhammer è riuscito a tenere compatta l’orchestra che ha saputo controllare le dinamiche riuscendo a produrre un suono morbido, ma brillante al tempo stesso. E, alla fine, la prova del PMCE ha conquistato la platea della Sala Sinopoli, sold out, che ha applaudito a lungo e calorosamente, chiamando al bis più volte, e la stessa Gail Zappa che, visibilmente commossa, ha ringraziato il pubblico romano per il calore e il PMCE per “l’energia espressa”.
Nel corso del concerto ai brani storici del repertorio di Zappa, come Dog Breath o l’irresistibile G-Spot Tornado e ancora Welcone in U.S., si sono alternati primi ascolti assoluti come Lumpy Gravy, in sei movimenti, in cui si percepisce chiaramente la lezione stravinskiana come quella di Varese, Aerobics in Bondage, che si chiude con una vertiginosa sequenza di note affidata al piano, e ancora Outside Now Again, dalla sonorità del tutto particolare resa dall’amalgama delle voci dell’arpa, del cembalo e dell’oboe, che ha fatto sprofondare l’ascoltatore in specie di sogno. Ma la musica di Zappa è anche piena di ironia, divertimento e dissacrazione per una messa alla berlina di stereotipi sociali e comportamentali così come accade in Tributo e The Dangerous Kitchen dove, tra parole e musica, uno scorcio di banale vita quotidiana diventa esaltante ed esilarante momento surreale.
A chiudere la serata uno dei capolavori di Frank Zappa, The Adventures di Greggery Peccary, e forse anche il brano più difficile della serata. Una partitura densissima che non dà un attimo di respiro all’orchestra messa a dura prova nel mantenere la coesione richiesta, quell’insieme che non deve mai venire meno. Greggery si potrebbe considerare un’opera da camera in cinque parti in cui si alternano le modalità del jazz come della musica tonale e del Punk.
La musica di Frank Zappa richiede molta tecnica e la conoscenza di svariati linguaggi musicali che partono dal Rock attraversano il Funk come la Dance per approdare alla Musica contemporanea di più raffinata fattura in una trasgressione continua.
Nonostante alcune smagliature esecutive e un missaggio non perfettamente equilibrato, il PMCE ha dimostrato di essere un’ensemble di grande qualità. Tra i suoi strumentisti una nota particolare va a Maurizio Giammarco, ai sassofoni, a Giuseppe Marino, batteria e percussioni, a Filippo Fattorini, violino, e a Lucio Perotti, piano e tastiera.