Il martedì sanremese si apre col sole: notizia delle notizie, dopo la pioggia mista a neve di un lunedì di triste austerity. A Casa Sanremo, il centro di gravità permanente del Palafiori, si scorgono i primi volti noti. E capisci quanto gli eventi, il tempo, la popolarità abbia una diversa presa su vip o presunti tali. Malika Ayane, quella di “Feelin’ better” che ha fatto battere il cuore di Cesare Cremonini e che ci ha spiegato per lunghi mesi che “Tre sono le cose”, varca l’entrata esclusiva al secondo piano di Corso Garibaldi scortata a livelli “politici”: nessuna foto, pochi sorrisi (che non è una novità), una folta e bionidissima capigliatura che contrasta (e non poco) con i suoi occhioni mediterranei e la sensazione che, in fondo in fondo, cosa non si fa per pompare un’artista anche oltre i suoi limiti artistici.
Giri lo sguardo e scorgi un’altra chioma bionda, più tendente al rame, ma soprattutto inconfondibile: è quella di Dario Salvatori, lo “storico” critico musicale che per Wikipedia è nato a Roma nel 1951, ma c’è chi giura di averlo visto in Liguria con le cuffie da metà anni Sessanta. Quando il “biondo”, sì, era il colore di capelli più in voga. Gentile come al solito, ci prega di far presto perché una macchina lo attende. E allora gli chiediamo subito se c’è il rischio di un “Amici 4”, ovvero dell’affermazione di Annalisa dopo Carta, Scanu ed Emma. “Il rischio c’è eccome” per lui, spunto per ricordare come una buona e selezionata giuria di qualità (sottolineando sia il “buona”, sia il “selezionata”) abbia il dovere in un certo senso di contrastare il voto popolare. Come dire: Dario Salvatori è a Sanremo e vuole che lo sappia la gente, meglio se tra la gente ci siano anche gli addetti ai lavori.
Chi torna in Riviera dopo due decenni sono i Ricchi e Poveri, accolti al Palafiori da vere e proprie star. Ed è il minimo per un gruppo che, oltre ad aver scritto pagine importanti dell’ItalPop dagli anni Sessanta agli anni Ottanta, ha riscritto anche le tracklist delle discoteche e i cori in curva del tifo calcistico. Momento top alla domanda de IlSussidiario.net, quando l’immutabile Franco (alzi la mano chi gli trova una ruga in più da trent’anni a questa parte) celebra il successo intramontabile di “Che sarà” ed Angela, di tutta risposta, gli ricorda che è la canzone che intona quando, terrorizzata, si trova in auto con lui alla guida. Voglia di leggerezza, insomma. Una dannata voglia di godersi la festa in tutte le sue mille sfaccettature. Con quel gusto pizzico di retrò che, diciamolo, male non fa. E allora avanti, Sanremo. O indietro. Purché ne valga la pena.
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