“E’ come essere in un suk arabo piene di gente, di colori, di odori e di sapori”: così Paolo Simoni esordisce nel raccontarci cosa significa trovarsi a Sanremo. Inserito nella categoria Giovani, Simoni ha in realtà una lunga carriera alle spalle, insomma non è certo un esordiente tanto che a soli 15 anni nel 2000 aveva già provato a candidarsi al festival. Ma il suo talento non si è fermato lì tanto che ha potuto incidere tre dischi, “Mala tempora” nel 2007 , “Crisi” nel 2011 e adesso “Ci voglio ridere su”. Non solo: ha anche avuto la possibilità di aprire due concerti allo stadio per Ligabue nel 2010 e incidere un duetto con lo scomparso Lucio Dalla (il brano Io sono io e tu sei tu). A Sanremo 2013 si presenta con il brano Le parole, che ha già vin la Palma d’oro per il testo più bello al Premio Lunezia.



Con una carriera non indifferente dietro le spalle, come ti trovi a essere inserito nella categoria dei Giovani? Non sei certo un esordiente.

Va bene anche stare in questa categoria. E’ da anni che cerco di non bruciare le tappe e godermele bene. Ogni tappa è giusto che costruisca quella successiva. Quest’anno è così ma vedremo magari l’anno prossimo riuscirò a passare dall’altra parte. Sono molto contento di essere in questa categoria anche se c’è l’eliminazione diretta e si canta più tardi, sono condizioni che ti fanno pensare che magari ti puoi bruciare in fretta, ma in realtà non è così.



Avevi già provato ad arrivare a Sanremo che avevi solo 15 anni: come era andata quella volta?

In realtà ho provato diverse volte anche l’anno scorso e ho sempre portato brani composti da me. Nel 2000 ero molto giovane, poi ci riprovai dopo il primo disco del 2007 fino all’anno scorso che arrivai tra i finalisti però come tutte le cose misteriose e ignote a me di questa costellazione musicale, Sanremo è arrivato quest’anno. Così sono qua, senza troppo pretese anche perché il disco è uscito il 28 di agosto e a settembre mi sono iscritto alle selezioni. E’ tutto capitato in maniera improvvisa, come un regalo. 



Hai avuto la possibilità di aprire due concerti di Ligabue: come vi siete conosciuti?

Viviamo nella stessa città, a Correggio, e due anni fa uno dei miei manager che allora stava lavorando con Ligabue per un suo disco fece sentire al suo manager i miei provini. Lui si interessò e mi chiamarono a casa per propormi di aprire dei suoi concerti. Mi disse: ho bisogno di vederti dal vivo per capire cosa vali veramente e io risposi, va bene organizziamo qualche serata in qualche localino.  E lui: ma quale localino, voglio vederti di fronte alla folla e così mi sono ritrovato a San Siro e all’Olimpico.

Un pubblico ben diverso da quello di Sanremo…

Infatti fu una emozione incredibile. Poi finiti questi due concerti mi proposero di produrmi il disco e mi ritrovai a lavorare al disco con Ligabue che veniva ogni tanto a trovarmi in studio. Ancora oggi mi da dei bei consigli, non posso che essere grato per tante persone che ho incontrato che hanno tanta storia musicale alle spalle. E’ molto formativo per un giovane che vuole intraprendere questa strada.

 

Invece con Lucio Dalla come andò? Che ricordo hai di lui dopo la sua scomparsa?

 

E’ una persona a cui penso tutti i giorni. Mi ha fatto questo gran regalo di duettare in un mio brano e soprattutto ha cambiato il finale della canzone, con queste parole: “anch’io non sono mai stato equlibrato e torno dalla luna per dirti buona fortuna”. Lo cambiò davanti al microfono in sala di registrazione. Quel finale con lui vivo aveva un senso onirico e poetico con la sua scomparsa quelle parole hanno preso un altro significato. Quindi questo buona fortuna è il più bel buona fortuna che ho mai ricevuto. Lucio è stato un maestro che ho sempre stimato, ho di lui un ricordo affettuoso, di umiltà incredibile. Mi ha insegnato questo, l’umiltà: uno che si mette  in gioco con un ragazzo è capace di qualcosa di molto importante che si chiama fiducia, rispetto. Allora cerco di dare a me stesso e a lui che sta in cielo questa fiducia che mi ha dato, per  ripagarlo. 

 

I tuoi testi sono molto apprezzati. Li scrivi pensando alla tua vita personale o a storie di altri?

 

Tutte e due le cose. Questo di Sanremo è ispirato a una storia che ho vissuto in persona dopo il tradimento di un amico che amico non era. Mi sono reso conto di quanto le parole influiscono nel creare danno o anche del bene. Le mie canzoni nascondono esperienze personali ma anche indirette che vedo e ho voglia di raccontare perché mi hanno emozionato nel bene nel male. Cerco dimetterci tutto quello che sento e che mi riguarda