Tra gli intellettuali turchi più stimati nel mondo, Mustafa Akyol ha recentemente dato vita al suo ultimo scritto, “A return to reason, freedom, and tolerance”, confermandosi tra i più brillanti sostenitori di un Islam rinnovato. Intervenuto ai microfoni di Repubblica, il 49enne ha spiegato che la stagnazione islamica non è legata al colonialismo, bensì è iniziata molto prima: «L’Islam ha perso il suo spirito cosmopolita e pluralista, gli studiosi e i fedeli abbandonarono quella mentalità aperta che l’aveva fatto fiorire».



Mustafa Akyol ha aggiunto che a tal proposito giocarono un ruolo due passaggi essenziali: il primo fu la criminalizzazione del pensiero non ortodosso nell’XI secolo, il secondo fu la grande risputa teologica sul significato della Shari’a tra i Mutaziliti e gli Ashariti, e la sconfitta dei primi.

Mustafa Akyol: “Siamo giunti al punto più basso nella storia della civiltà islamica”

Mustafa Akyol ha rimarcato che per aprire una nuova stagione è necessario riscoprire personaggi che furono etichettati come eretici e delle cui idee si ha estremo bisogno: «Dobbiamo aprirci al mondo e compiere il passo dell’accettazione dei valori democratici, così come la Chiesa ha fatto nel 1965 con la dichiarazione Dignitatis Humanae e con il Concilio Vaticano II. E senza abbandonare i valori chiave della nostra fede». Nel corso del dialogo con Repubblica,l’intellettuale ha ammesso senza troppi giri di parole: «Siamo arrivati al punto più basso nella storia della civiltà islamica. Abbiamo visto Al Qaeda e l’Isis; ma ora c’è una nuova generazione che respira uno spirito cosmopolita. Nel frattempo, però è essenziale mantenere viva e forte la libertà in Occidente, perché se lì proliferano autocrati che chiudono i media scomodi, o se avanzano razzismo e intolleranza verso i musulmani, che cosa potremo mostrare come fonte d’ispirazione?».



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