«I musulmani europei sono la chiave per battere gli islamisti. Questi musulmani sono un vantaggio, non una minaccia, se capiamo che essi non rappresentano l’Islam in Europa, ma sono europei musulmani»: così spiega Wael Farouq, professore di Lingua e  Cultura Araba all’Università Cattolica di Milano, intervistato da Rai News per provare a comprendere meglio gli ultimi terribili avvenimenti terroristici a Parigi, Nizza e Vienna. Secondo il luminare, egiziano di fede musulmana, la mancata integrazione – o meglio “interazione tra le persone” come ripete Farouq più volte nell’intervista – in ambito europeo dei musulmani è uno dei problemi per cui oggi appare difficile all’opinione pubblica di distinguere tra islamisti terroristi e semplici musulmani “isolati”. Farouq lancia un appello all’Europa politica e culturale per non ripiegarsi in una comunità culturale “su se stessa”, attraverso una sorta di «creazione di confini invisibili che la separano dalla società, della quale occupa uno spazio senza tuttavia condividerne il significato, l’identità e il futuro. Ci sono milioni di musulmani europei che sono a tutti gli effetti occidentali. Ma vivono in ghetti, sono invisibili. Questa è una falsa integrazione». Da un lato isolare gli islamisti e non permettere il sostegno ai movimenti fondamentalisti, dall’altra reagire come hanno fatto anche alcune personalità importante del mondo musulmano: «non è vero che non si sono ribellati i musulmani religiosi. Le più importanti cariche islamiche in Arabia Saudita – dove si trovano i luoghi santi dell’islam – e in Egitto – patria di al-Azhar, la più alta autorità sunnita – hanno subito dichiarato che la decisione di trasformare Santa Sofia in moschea è contraria agli insegnamenti dell’islam», spiega ancora il professore.



PAPA FRANCESCO, IL DIALOGO E LA PRESENZA

Uno degli errori maggiori dell’Europa nel dialogo con l’Islam, sottolinea Farouq, è proprio l’aver confuso l’Islam “normale” con quello “politico”: «I musulmani sono le persone di fede islamica. Gli islamisti sono quelli che trasformano la religione in ideologia e sono pronti a morire e uccidere per renderla dominante. Una persona che prega, digiuna e rispetta la propria tradizione religiosa è un musulmano, ma una persona che considera la propria tradizione religiosa come un progetto politico per purificare le altre tradizioni (che ritiene corrotte) è un islamista». Dopo le fortissime polemiche nel mondo islamico per le vignette di Charlie Hebdo, per Wael Farouq non esiste un solo versetto del corano che invita i fedeli a punire la blasfemia: detto questo, per il docente «Distinguere fra occidente e islam è un errore, forse il più grave pregiudizio che si sta compiendo in Europa. L’islam europeo è un dono che stiamo ricevendo e potrebbe essere un grande vantaggio. È a loro che dobbiamo chiedere di dare l’esempio. La prima linea di resistenza contro l’Isis sono gli europei musulmani. L’Islam europeo è l’unico vaccino che può immunizzare l’Europa contro il virus dell’Isis». Serve dunque fare maggiore “interazione” e seguire quel segno di dialogo lanciato da Papa Francesco come “esempio” di cosa gli europei ed occidentali dovrebbero fare nella strada di pace con i fratelli islamici: «Pregiudizio e odio sono alimentati dal vuoto, crescono nel vuoto, il vuoto è il loro primo alleato. Pertanto, il segreto per vincere odio e pregiudizio è la presenza. E Papa Francesco ha fatto una cosa in fondo molto semplice: ha riempito il vuoto, e i cuori, per combattere pregiudizio e odio. Il Papa non fa dialogo, ma porta una presenza».

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