I musulmani residenti in India sono in fuga poiché minacciati dalla popolazione locale. Le persecuzioni, come ricostruito da Italia Oggi, sono iniziate quando lo scorso 26 maggio nella piccola cittadina di Purola, nello Stato di Uttarakhand, due giovani fedeli sono stati arrestati con l’accusa di avere tentato di sequestrare una quattordicenne.



In molti credono che sia pratica comune dei attirare le donne indù in relazioni sentimentali per convertirle all’Islam dopo le nozze. Il caso in questione ha ulteriormente acceso le tensioni, data la minore età della presunta vittima. È per questo motivo che molte famiglie sono state costrette a lasciare il Paese dopo la comparsa di avvisi di sfratto nelle loro case e nelle loro attività. Le minacce si sono fatte giorno dopo giorno sempre più insistenti. Gli autori sono principalmente due gruppi di estrema destra, il Vishwa hindu parishad e la sua ala giovanile, il Bajrang Dal, affiliati all’organizzazione nazionalista Rashtriya swayamsevak sangh.



Musulmani in fuga dall’India: i racconti delle famiglie

Le famiglie di musulmani che sono state costrette a chiudere le proprie attività in India e a mettersi in fuga sono state numerose. “Non avevamo altra scelta”, ha raccontato Mohammad Ashraf, 41 anni, che aveva un negozio di abbigliamento proprio a Purola, dove è avvenuto il presunto tentativo di sequestro ai danni di una ragazzina indù. I commercianti si sono anche rivolti all’amministrazione locale per chiedere aiuto, ma non è servito a nulla. Il portavoce nazionale del Bharatiya janata party, Dushyant Kumar Gautam, ha addirittura negato che le persecuzioni stiano avvenendo, definendo le notizie sull’esodo “prive di fondamento”.



Intanto, i due giovani musulmani accusati di sequestro e consegnati alla Polizia nelle scorse ore sono stati incriminati ai sensi della legge sulla protezione dei bambini dai reati sessuali. Non è dato sapere quale sia la pena che gli verrà attribuita, ma rischiano anche il linciaggio.