Venezia – ma anche in altre città italiane – i giovani musulmani lasciano la scuola anzitempo e trascorrono sempre più tempo nelle moschee, dove si radicalizzano. A lanciare l’allarme, in una intervista a La Verità, è Souad Sbai, saggista ed ex deputata, la quale ritiene che le nuove generazioni possano essere una minaccia. “In futuro sarà un danno enorme, sarà un disastro”, ha affermato.



L’allontanamento dai percorsi di istruzione, secondo l’esperta, è un passaggio fondamentale nella vita dei minorenni coinvolti. “Il primo obiettivo della fratellanza musulmana è radicalizzare il maggior numero di persone. Li preparano fin da piccoli, li tolgono dalla scuola italiana perché secondo loro inquina le loro menti”, ha raccontato. Non si tratta soltanto di bambini, bensì soprattutto di bambine. I dati in tal senso parlano chiari: 60 su 100 sono costrette a rimanere a casa tra la quinta elementare e la prima media, prima di avere completato la scuola dell’obbligo.



Musulmani lasciano scuola e si radicalizzano a Venezia: Souad Sbai lancia l’allarme

“Per prevenire l’emarginazione e l’esclusione sociale, come pure per ridurre il rischio di estremismo e radicalizzazione, è fondamentale garantire che tutti i giovani abbiano un accesso paritario a un’istruzione inclusiva”, questo è l’appello di Souad Sbai. Il rischio che i giovani musulmani che lasciano la scuola e si avvicinano alle moschee diventino una minaccia per il futuro è infatti notevole. “Quando in Italia ritiri una bambina da scuola a nove anni, il rischio che si radicalizzi è al 100%. Le bambine vengono ritirate presto, così le controllano e le sottomettono. Gestiscono come mangi, come ti vesti, come cammini, cosa leggi, è una dittatura nello Stato democratico”.



È un racconto che sembrerebbe ricondurre a luoghi lontani, ma che in realtà si concretizza proprio nelle città italiane come Venezia. “Noi siamo in Occidente ma non ci siamo ancora resi conto che l’Afghanistan ce l’abbiamo in casa. Alcuni a 17 anni vengono reclutati tramite internet, ma ora è più difficile, il web è più controllato e quindi si stanno ben inserendo nel nostro tessuto sociale economico e politico”, ha avvertito l’ex deputata.