Praticare mutilazioni genitali femminili in Sudan diventerà reato: dal Paese africano arriva una splendida notizia, ad annunciarla è stato il governo di transizione che è entrato in carica lo scorso anno, dopo la destituzione del dittatore Omar Hassan al-Bashir che era al potere da 30 anni. Il nuovo esecutivo ha specificato che le nuove norme sulle mutilazioni genitali femminili saranno in linea con una dichiarazione costituzionale sui diritti e le libertà.



Secondo il ministero degli esteri del governo del Sudan, la decisione rappresenta “uno sviluppo positivo importante“, sicuramente un segnale di rottura con il tragico passato di questo tormentato Paese. Il riferimento, sul piano legislativo, con un nuovo articolo nel codice penale, sarebbe al capitolo 14 della dichiarazione cosituzionale sui diritti e le libertà approvata nell’agosto 2019. Il divieto è stato inserito la scorsa settimana in un emendamento al codice penale.



La nuova legge prevede una pena di tre anni di carcere per chi pratica mutilazioni genitali, oltre a una multa. Naturalmente però oltre alla legge sarà necessario anche un cambiamento culturale: infatti in Sudan come in molti altri Paesi le mutilazioni genitali femminili hanno forti valenze culturali e religiose, sono considerate un pilastro della tradizione e del matrimonio, sostenuto dagli uomini ma anche dalle donne.

LE MUTILAZIONI GENITALI IN SUDAN: UNA STORIA DOLOROSA

Le mutilazioni genitali femminili in Sudan sono una piaga ancora oggi troppo diffusa. Nel 2018 il direttore del Centro Sima per la protezione di donne e bambini, Nahid Jabrallah, aveva stimato che circa il 65 per cento delle connazionali era stato sottoposto alle mutilazioni genitali femminili, con cui gli attributi esterni sono parzialmente o totalmente rimossi. La stima sembra d’altronde addirittura per difetto, se si pensa che l’Onu calcola che in Sudan abbia subito mutilazioni genitali circa il 90% della popolazione femminile, anche se in effetti già negli ultimi anni qualche segnale di miglioramento c’era stato.



Le mutilazioni genitali femminili sono una pratica fondata su credenze tradizionali e religiose, che sarebbero tese a garantire onore familiare e opportunità di matrimonio. Gli interventi provocano però notevoli sofferenze fisiche e psicologiche, spesso anche infezioni e possono originare infertilità e complicazioni durante il parto.

Fanno festa le associazioni che più si battono da anni contro questa piaga, parlando di “un grande passo per il Sudan e il suo nuovo governo”, che “aiuterà a proteggere le ragazze da questa pratica barbara e consentirà loro di vivere con dignità“. Le mutilazioni genitali sono praticate in almeno 27 paesi africani e in parti dell’Asia e del Medio Oriente.