I mutui a tasso variabile con il tetto massimo applicato all’interno del contratto, il cosiddetto CAP, stanno registrando un boom di richieste tanto da salvare quasi Il mercato immobiliare.
Mutui a tasso variabile: quello fisso è migliore del variabile cup?
Da quando il tasso fisso è aumentato infatti la tendenza si è invertita. Fino a pochi mesi fa 9 domande su dieci puntavano al tasso fisso, adesso invece vi è stato un incremento anche per quanto concerne i mutui a tasso variabile.
Secondo Ivano Credo, managing director di facile.it, la motivazione risiede nel fatto che “oggi le opzioni a disposizione dei consumatori sono più numerose rispetto al passato; oltre al tasso fisso e variabile si stanno diffondendo rapidamente soluzioni ibride come, ad esempio, i mutui variabili con CAP, che prevedono un’oscillazione degli interessi ma con un tetto massimo per l’aratro mensile. Si tratta di prodotti più complessi e meno conosciuti rispetto a quelli tradizionali e per questo il consiglio è di affidarsi al consulente esperti che sappiano guidare il richiedente nella scelta delle soluzione più adatta“.
Stando i numeri le richieste relative ai contratti di mutui a tasso fisso sono calate del 24%, mentre il tasso variabile è aumentato del 42%.
La media di un mutuo è di 25 anni con un prezzo di 126.000 di finanziamento punto per i tasti fissi si parte dal 2,6% con un rata mensile di 557, quindi 85€ in più rispetto all’anno precedente. Ne consegue che in un anno si arriva a spendere 990 euro in più rispetto al 2021. I tassi variabili invece partono dal 1,8% con una rata iniziale di 503 euro e con il CAP al prezzo si riuscirebbe a frenare la salita dei tassi.
Mutui a tasso variabile: cosa ne sarà dei giovani con il rialzo dei tassi?
Quando i tasti erano ancora bassissimi, gran parte dei contraenti sono stati i giovani under 36 che hanno deciso di sfruttare le agevolazioni sull’acquisto della prima casa e quindi hanno costituito una fetta importantissima del mercato.. il fondo garanzia prima casa e i mutui al 100% hanno spinto i ragazzi a chiedere un finanziamento tanto che da gennaio fino al mese di luglio 2022 gli under 36 costituivano il 50% delle richieste. Quest’anno però le cose potrebbero cambiare perché con l’incremento dei tassi di interesse sia per quanto concerne il tasso fisso, sia per quanto concerne il tasso variabile agli under 36 potrebbe potrebbero non farcela.
Cresto spiega che “il fondo garanzia prima casa è stato fondamentale nell’aiutare i giovani ad ottenere un finanziamento al 100% tanto è vero che nei primi sette mesi del 2022 quasi il 53% delle domande presentate da richiedenti con meno di 36 anni era legata alla garanzia statale. Lo stop all’erogazione di questi mutui agevolati sarebbe un danno importante per l’intero settore“.
Quindi i contratti di mutuo a tasso variabile con il CAP potrebbero costituire una soluzione? Sarà il mercato a deciderlo.