Come sappiamo, l’aumento dell’inflazione ha causato un incremento sostanziale dei tassi d’interesse non soltanto in Europa ma in tutti i paesi del mondo. In realtà la BCE non era propensa all’aumento dei tassi, ma una buona parte degli economisti ha dichiarato che è necessario vista la sempre più ingravescente situazione economica.



L’esempio della banca centrale giapponese ha fatto scuola: dopo aver tenuto sempre i tassi inchiodati a zero, la moneta giapponese è stata fortemente svalutata e, nel corso del 2022, è giunta addirittura ai minimi. Una scelta che l’Europa non poteva permettersi di fare e buona parte dei falchi si è opposta alla staticità degli interessi. Così, a seguito della riunione del 21 luglio scorso, la Bce ha deciso d’incrementare i tassi d’interesse. E dunque, che cosa è realmente accaduto sul fronte dei mutui? Che impatto ha avuto questa scelta?



Mutui: a tasso fisso, aumenterebbero di 83 euro al mese

L’aumento del tasso dei mutui sarà esattamente di 0,75 solo per i pochissimi finanziamenti variabili indicizzati al tasso Bce. Benché tutte le banche dovrebbero parametrare i tassi a questo, ma i contraenti hanno sempre scelto l’Euribor in quanto i tassi erano più bassi, almeno quelli a 1 e a 3 mesi. Chi ha già firmato un contratto di un mutuo a tasso fisso non avrà nessuna conseguenza. Ma chi ha un tasso variabile, gli importi non è detto che aumentino in automatico in quanto, in questi casi, entra in gioco il tempo in cui il contratto è stato sottoscritto e quindi le rate già pagate. Detto in soldoni: se si sta pagando da molti anni, si potrebbe anche non incorrere in eventuali incrementi.



I mutui a tasso fisso, sono regolati dall’indice Euris, che viene scelto per la durata del mutuo: 20 o 30 anni. Chi decidesse di mutuare 200 mila euro a 20 anni (per una casa del valore di 300 mila euro, pagherebbe il 3,20% nominale una rata da 1.129 euro al mese mentre il trentennale lo pagherebbe al 3,3%, ben 876 euro. Le rate dei due mutui dell’esempio salirebbero rispettivamente a 1.212 e a 955 euro.

Mutui: a tasso variabile, aumenterebbero di 73 euro al mese a 200 euro

Se dunque il tasso fisso avrebbe una rata più cara di 83 euro al mese (pari a 955 euro all’anno) quella a tasso variabile sarebbe di poco inferiore e cioè 73 euro al mese. Parliamo di una medesima tipologia di mutuo per durata, ma ancorata all’indice Euribor 3 mesi. Se la Bce aumentasse ulteriormente i tassi, si può calcolare che almeno per i primi due anni, ogni 25 centesimi di aumento.
Se invece il tasso variabile è stato stipulato da un contratto che ha meno di due anni, l’aumento sarebbe di 200 euro al mese.
A conti fatti dunque la scelta del mutuo o dell’eventuale surroga spetta alla valutazione personale: ogni caso è diverso e quindi è sempre meglio scegliere la tipologia di contratto sulla base delle proprie garanzie finanziarie.