Per quanto riguarda i mutui, è prevista una novità nel maxi-emendamento alla Manovra, come ha comunicato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: “È stata ripristinata la vecchia norma del 2012 che permette per i contratti di mutuo ipotecario di tornare dal tasso variabile al fisso. Oltre ad avere un impatto per la finanza pubblica, essa riguarda tanti mutui a tasso variabile per le famiglie”.
Il “Corriere della Sera” ha contribuito a fare chiarezza circa la norma in questione: essa si trovava nell’articolo 8, comma 6, della legge 106 del 2011, entrata in vigore nel 2012, che “consentiva ai titolari di mutuo a tasso variabile, stipulati per comprare casa o per ristrutturare, di chiedere e ottenere la trasformazione del tasso da variabile a fisso molto vantaggioso (e senza spese). Tale diritto cessava il 31 dicembre 2012, dunque era una norma temporanea della durata di un anno”.
MUTUI, RITORNA LA NORMA PER PASSARE DA TASSO VARIABILE A FISSO: QUALI SONO I REQUISITI?
Se tutto andrà per il meglio, la norma sui mutui entrerà in vigore nel 2023 e ricalcherà probabilmente il provvedimento di undici anni fa, avente per meccanismo di calcolo un tasso fisso molto vantaggioso. Come ricorda il “Corriere della Sera”, nel 2012 il mutuatario richiedente doveva soddisfare quattro requisiti per poter beneficiare della norma. Quali? Eccoli elencati: aver acceso il mutuo prima dell’entrata in vigore del decreto, successivamente convertito nella legge 106; il mutuo non doveva essere superiore a 200mila euro; il reddito equivalente (Isee) non doveva superare i 35mila euro; il mutuatario non doveva avere situazioni di morosità.
Inoltre, un ulteriore elemento d’interesse della precedente norma riferita ai mutui era rappresentato dal nuovo tasso fisso applicato, che “non doveva superare quello che si otteneva in base al minore tra l’Irs in euro a 10 anni e l’Irs in euro di durata pari alla durata residua del mutuo. Soprattutto, lo spread applicato all’Irs doveva essere pari a quello applicato al precedente tasso variabile”.