Il rialzo dei tassi di interesse dovuto all’inflazione sempre crescente ha causato anche un rialzo dei tassi sui mutui e quindi ha frenato il mercato immobiliare. Il 2022 in questo senso è stato un annus horribilis, in alternanza infatti si è visto l’incremento sia dei tassi sui contratti di mutuo a tasso fisso, che quelli a tasso variabile. Ma esistono anche altre tipologie di tassi di interesse che non tutti conoscono come il tasso misto oppure il tasso variabile con il CAP.



Mutuo a tasso variabile con Cap: perché conviene

Ciò che spaventa di più i consumatori che decidono di comprare una casa e sottoscrivere un contratto di mutuo a tasso variabile, e l’ipotesi che le rate diventino troppo elevate.

Tuttavia raramente le persone decidono di applicare il tasso variabile con il CAP, quindi con il tetto del prezzo che consente di godere di tutti i vantaggi del tasso variabile rispetto a quello fisso, ma senza incorrere in un pericolo di dover pagare una rata eccessiva. Infatti i mutui a tasso variabile hanno accusato il colpo più duro in questo anno visto che l’Euribor a tre mesi è schizzato da meno 0,57 dall’inizio dell’anno a circa il 2% di questa settimana. Inoltre l’IRS a 25 anni, uno dei tassi di riferimento del mercato è schizzato dallo 0,57 al 2,20%.



Mutuo a tasso variabile con Cap: a cosa fare attenzione

Sottoscrivendo un mutuo a tasso fisso oggi si rischia di pagare rate troppo alte e quindi le persone hanno deciso di aspettare. La soluzione tuttavia per chi non può aspettare che i tassi scendono, potrebbe essere quella del tasso variabile con la sottoscrizione del CUP. Il tetto al tasso d’interesse infatti, consiste in un finanziamento a tasso variabile dove viene indicato però il tetto massimo al di sopra del quale non sarà mai possibile pagare. Naturalmente, al momento della sottoscrizione del contratto è utile cercare di stipulare una vera e propria trattativa con il direttore di banca, per evitare che il tetto venga fissato troppo in alto e, quindi, i vantaggi potrebbero essere davvero minimi.



Se ad esempio l’Euribor adesso è del 2%, e ha prospettive di crescita fino al 4 sarebbe l’ideale cercare di fissare un tasso massimo al 2,5% così da evitare di dover pagare ancora di più quando si arriverà ai livelli massimi.

Per una banca fissare un CAP troppo in basso significa rinunciare ai guadagni successivi. È chiaro dunque che nessuna banca farà su due piedi un tasso con un tetto al prezzo troppo basso, ma allo stesso tempo il cliente deve stare molto attento a dove viene fissato il CAP.