Una due giorni tremenda e un 2021 di angoscia per la popolazione del Myanmar, intenta con giovani e non a contrastare il golpe dei militari dallo scorso 1 febbraio: nel giorno della festa per la Giornata Nazionale delle Forze Armate, l’incresciosa e sanguinaria guerriglia urbana si è scatenata in diverse città dell’ex Birmania, con oltre 100 morti solo nelle ultime 24 ore. Tremenda e dal valore purtroppo “simbolico” di quanto sta avvenendo in quell’ala troppo spesso dimenticata dell’Asia (la stessa Myanmar rimase nell’oblio internazionale durante le accuse in passato al Governo San Suu Kyi di presunte pulizie etniche, ndr), la vicenda dell’infermiera ventenne Thinzar Hein: mentre stava soccorrendo i feriti a seguito degli scontri in piena città, la ragazza è stata uccisa insieme a un uomo non ancora identificato.



È accaduto stamattina a Monywa con le forze armate del regime che non hanno avuto alcuna pietà nel lanciare scarica di colpi su Thinzar Hein: «stava lavorando con una squadra di soccorso ed è stato colpita alla testa mentre si occupava di altre persone che erano state uccise dalle truppe della giunta», ha spiegato la ong “Myanmar Now” sui propri account social, postando anche la foto della giovanissima infermiera.



MYANMAR, IL MASSACRO DEL SABATO

Uccisa mentre prestava soccorsi, così come ieri bambini attaccati e investiti da proiettili solo per il fatto di essere in piazza con migliaia di manifestanti: nel giorno della parata militare a Naypyidaw – presenti solo 8 rappresentanti stranieri, tra cui Russia e Cina – l’esercito oggi al potere nella ex Birmania ha sparato ancora sulla folla compiendo 114 morti in sole 24 ore. Durante la sfilata ieri, il gen. Min Aung Hlaing – a capo della giunta golpista – ha difeso il colpo di Stato a causa delle “frodi elettorali” e della “corruzione” del Governo di Aung San Suu Kyi, e ha promesso nuove elezioni senza però fissare alcuna data. Come riporta Asia News da testimoni locali, le minacce “anti-terroristiche” identificate dal regime si traducono in proiettili veri sparati sulla folla «senza nemmeno avvisare, senza che vi siano manifestazioni, colpendo alla testa e facendo poi sparire i cadaveri degli uccisi».



Non solo, alla tv di Stato passata sotto il controllo dei militari viene diffuso ininterrottamente un messaggio verso i giovani, «non partecipate al movimento violento contro lo Stato. Imparate la lezione da quelli che sono stati brutalmente uccisi […] Non morite per nulla». Sempre ieri, due bambini di 5 e 13 anni sono morti secondo il Guardian e con loro altre 112 persone tra Yangon, Lashio, Mandalay, Kyaukpadaung e Kyeikhto: sono oltre 400 le persone uccise dall’inizio della guerra civile in Myanmar, con almeno 5 bambini solo negli ultimi giorni. A livello internazionale, resta lo “stallo” dopo che l’Onu ha sì condannato le violenze in Myanmar ma vede Cina e Russia – membri permanenti nel Consiglio di Sicurezza e con diritto di veto dunque – al momento non prendere le distanze dal golpe militare che sta causando un’ecatombe via l’altra nelle strade delle città.