Si teme il peggio per Don Michael Aung Ling, il prete cattolico arrestato in Myanmar nelle scorse ore all’interno della vasta operazione di repressione del regime militare dopo il golpe di inizio 2021: il sacerdote della chiesa di San Giuseppe a Kanpetlet, nella diocesi di Hakha, è stato fermato dai militari nello stato birmano di Chin, al confine con l’India, con l’accusa di aiutare la resistenza e i gruppi di protesta al regime instaurato dopo l’arresto della presidente Aung San Suu Kyi (di cui è iniziato il processo sommario giusto 2 giorni fa).



La conferma dell’arresto è giunta dall’Agenzia Fides citando una fonte della Chiesa locale, con la comunità in ansia per quanto possa succedere a Don Aung Ling nelle segrete delle carceri birmane. La catechista della Diocesi ha spiegato che i militari han fatto irruzione la mattina di ieri prelevando il prete direttamente nella sua residenza parrocchiale: «sostiene le Chinland Defense Forces», è l’accusa mossa dal regime.



L’APPELLO DELLA CHIESA BIRMANA

Si tratta delle forze di resistenza popolari nate in Myanmar contro l’instaurazione del regime militare del 1 febbraio 2021: nello specifico, Don Aung Ling avrebbe dato riparo e rifugio ai giovani manifestanti nella sua chiesa parrocchiale. «L’episodio è l’ennesimo atto di violenza e crudeltà contro persone o strutture della Chiesa locale», spiega una suora birmana interpellata dall’Agenzia Fides. Non solo, all’ennesimo atto di barbarica repressione di ogni singola libertà (come già visto ampiamente su civili, giornalisti, antagonisti o semplici famiglie che muoiono letteralmente di fame) il regime ha fatto sequestrare tutti i sacchi di riso e le scorte alimentari conservati per gli studenti che usufruiscono normalmente e legalmente dei locali della parrocchia, in quanto studiano nel convitto locale. Come annota l’Avvenire, purtroppo il caso di Don Aung Ling non è affatto isolato: sono 6 solo negli ultimi giorni gli arresti a preti e religiosi birmani avvenuti nella città di Mandalay, la seconda più grande del Myanmar dopo Naypyidaw. «Compiono raid e perquisizioni nelle case, nelle scuole, nei luoghi di culto», riporta Fides in riferimento alla situazione drammatica in corso a Mandalay con lo scontro feroce tra combattenti della resistenza e militari. Ad inizio giugno è stato addirittura bombardata la chiesa di Dongankha provocando morti, feriti e la fuga disperata di centinaia di famiglie cattoliche.

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