Myss Keta butta giù la maschera. Non plasticamente, s’intende, ma idealmente sì. Tornata in scena con “Le ragazze di Porta Venezia – The Manifesto“, insieme a Elodie, Joan Thiele, Roshelle, La Pina, Paola Iezzi, Noemi e molte altre artiste, la rapper italiana di Milano Sushi e Coca non nasconde il suo entusiasmo intervistata da Tgcom24:”E’ un manifesto per tutte le persone che hanno il coraggio di essere se stesse, indipendentemente dai giudizi e dai pregiudizi degli altri. Per me rappresenta tantissimo. E’ una canzone che si è allargata negli anni, con tantissime cantanti che hanno partecipato al progetto e donne che incontrato nella vita, tutte hanno una cosa in comune: vivere la vita in modo attivo con il proprio modo, senza vergognarsi o farsi influenzare da nessuno. Sentirsi slegate da qualsiasi giudizio, e non sto parlando solo dell’orientamento sessuale…Io la chiamerei proprio gang. Il video è molto forte e devi per forza condividere il concetto. Ci siamo divertite, siamo andate in giro a fare le matte libere da qualsiasi catena. Molte si sono conosciute in quel set e vedo che adesso si scrivono. Poterlo rifare con la partecipazione di tutte queste cantanti (la canzone risale a 4 anni fa, ndr) e queste donne mi ha fatto scoppiare il cuore”.
Myss Keta: “Ecco perché indosso la maschera”
La passione di Myss Keta trasuda da ogni sua dichiarazione. In questo momento la rapper è impegnata a Parigi nell’ambito di un tour europeo:”Abbiamo registrato 5 sold out su sei. Da Londra a Berlino, da Amsterdam a Barcellona…Quando sono all’estero, sapendo che metà del pubblico non capisce le parole, spingo sulla performance, sull’attitude. E la gente lo comprende, ci sono feedback molto positivi. Quando passo il microfono sentire l’accento inglese o spagnolo che canta una mia canzone per me è vita”. Nell’intervista concessa a Tgcom24 c’è spazio anche per spiegare la scelta di indossare una maschera:”‘ nata con il video di ‘Milano, Sushi e Coca’. Non volevamo mostrare il viso perché era una sorta di ‘inno generazionale’ e non volevamo associare le nostre facce, era un concetto più che una presenza fisica: era un modo di vivere la notte, Milano… Poi la maschera l’ho tenuta. Ti fa diventare altro rispetto a te, è come se diventassi quel personaggio, diventa un modo per tutti di diventare altro. Spesso ai miei concerti vedo gente con gli occhiali, con la mascherina, si sentono liberi e felici di fare quello che vogliono…sentirsi selvaggi e liberi di fronte a una serata, a dei pensieri”. Ma cosa c’è nel futuro di Myss Keta? “Se ti apri alla vita, la vita ti regala di tutto. Succedono sempre cose inaspettate. Voglio fare ancora tante cose, mi piacerebbe un tour in Sud America, in Asia. Non mi do limiti, e cerco di vivere sempre nella direzione della sorpresa”.