“Dimmi cosa ascolti e ti dirò chi sei”: ora, non pretendiamo essere così settari ma certamente fa un certo effetto sapere che Massimo D’Alema non si perde un concerto di Myss Keta. Lui, l’ultimo leader della sinistra con ancora una certa influenza sulla politica italiana (con LeU ha “tramato” per il Governo giallorosso, avvicinando il Pd alla sinistra radicale e “allontanando” i renziani dal Partito Democratico) che abbandona la musica nostalgica “de sinistra” per sbarcare alle “Ragazze di Porta Venezia” e “Adoro” di Myss Keta, la leader incontrastata della trap & bdsm nonché icona dell’universo Lgbt. Nell’ultima puntata de L’Assedio di Daria Bignardi la padrona di casa ha rivolto la domanda fatidica alla lì presente ospite Keta sulla presunte frequentazioni con Massimo D’Alema, e lei con candore replica commentando la foto scattata nel luglio 2018: «È vero ci sono delle prove fotografiche, eravamo nel Lazio, e ovviamente non perde occasione per incontrarmi… lo devo ammettere. Mentre facevo il soundcheck è spuntato dal bosco Massimone e ci è venuto a salutare». D’Alema ha confermato in più occasioni che la musica contemporanea non è tutta da buttare e per questo da Bello Figo fino a Myss Keta, il caro vecchio “Baffino” non se ne perde uno..
DA GUCCINI A MYSS KETA: COME CAMBIA LA SINISTRA
«Guardate chi è venuto a sentirmi stasera! Grazie Massimo, non siamo più amanti ma saremo sempre amici», scriveva lo scorso anno l’istrionica cantante mascherata, postando il selfie con D’Alema. Tra un frizzo e un lazzo, la provocatrice in lattex svela anche presunti “flirt” passati con l’ex dirigente del Pci: «Massimo è pieno di debiti, per questo è fuori della scena politica oggi. Mi deve ancora i soldi di una cena al ristorante, ho ancora lo scontrino. Era una cena di pesce, mi ha chiesto di anticipargli i soldi, ha il braccino corto». Un tempo erano Gli Intillimani con “El Pueblo Unido” a scaldare le folle della sinistra, con lacrime e quant’altro; poi Guccini, De Gregori e lo stesso De Andrè. Bene, oggi c’è Myss Keta e le sue “ragazze” di Porta Venezia: altro che Renzi, qui il vero rottamatore (musicale) è Massimino D’Alema che si diletta in un rapido cambio di gusti artistici non da poco. In questo sollazzo musical-politico, ci torna in mente un vecchio “adagio” di Lucio Dalla in uno dei testi più istrionici e geniali, “Il cucciolo Alfredo”: «Il complesso cileno affisso sul muro; promette spettacolo, un colpo sicuro; La musica andina, che noia mortale; sono più di tre anni che si ripete sempre uguale».